Il 12 e 13 giugno 2011, con un referendum nazionale, gli italiani scelsero di continuare a considerare l’acqua un bene comune e pubblico e votarono contro la proposta di privatizzazione della gestione dei servizi idrici. Nonostante la vittoria dei “sì”, da allora poco è cambiato nella gestione dell’acqua pubblica.
In Italia le reti idriche sono di proprietà pubblica ed è vietata la loro vendita a soggetti privati; la loro gestione però può essere pubblica, mista o privata. I dati complessivi indicano un generale aumento dei costi delle tariffe e uno scarso miglioramento infrastrutturale, segnato soprattutto dal livello ancora alto delle perdite di acqua. Secondo l’Istat, infatti, il 42% dell’acqua in distribuzione si perde per l’inefficienza dei sistemi, per la mancanza di manutenzione, ma anche a causa di impianti vecchi.
Secondo il World Resources Institute, nel 2040 l’Italia avrà accesso al 50% in meno di acqua. Secondo l’Onu nel 2030 la popolazione mondiale avrà solo il 60% dell’acqua di cui ha bisogno. L’acqua sarà il bene più prezioso del futuro e la corsa ad accaparrarsela è già iniziata.
Come Europa Verde Matese, riteniamo inaccettabile il tentativo di smantellare la funzione pubblica e sociale degli Enti Locali, svendendo i beni comuni in favore di un’efficienza e un’efficacia tutte da dimostrare.
La logica del profitto, infatti, crea ancora più difficoltà e iniquità, oltre che ad un aumento ingiustificato delle tariffe. La dispersione dell’acqua nella rete, ad esempio, non costituisce un problema per le società di gestione privata, in quanto le perdite vengono spalmate sulle bollette dei cittadini, che pagano l’inefficienza di un servizio privato o a partecipazione privata. In molti casi, per alimentare gli utili dell’impresa di gestione, non vengono fatti neppure gli investimenti che erano in programma, già approvati e di fatto già pagati in bolletta dai cittadini. Insomma, questo è un modello che arricchisce i gestori con i soldi pubblici a danno del sistema idrico, del servizio pubblico e della collettività.
In questo contesto generale e per le ragioni evidenziate, riteniamo che la scelta del Sindaco Civitillo di proporre agli altri Comuni del territorio la costituzione di una società per azioni come nuovo soggetto gestore (Consorzio delle Acque del Matese S.p.A.), che svolga il Servizio Idrico Integrato per i Comuni costituenti il Consorzio, e che apre la strada all’ingresso dei privati nella gestione del SII, sia una scelta sbagliata.
Ovviamente la necessità di garantire un efficiente servizio di gestione è prioritario ed è necessario intervenire con urgenza per garantire a tutti i cittadini il servizio idrico che è un servizio di interesse generale. Ma questo è possibile solo adottando un modello di gestione pubblica e preservando l’acqua da speculazioni finanziarie.
Esempio virtuoso di gestione totalmente pubblica del SII è il Comune di Napoli dove il servizio idrico è oggi gestito da una azienda speciale di diritto pubblico, ABC – Acqua Bene Comune Napoli, nata dalla trasformazione di ARIN SpA in Azienda Speciale del Comune di Napoli, ed è improntato a criteri di economicità, ecologia, efficienza e solidarietà sociale, in attuazione dei principi di trasparenza, informazione e partecipazione democratica e con l’obiettivo di valorizzare la natura dell’acqua bene comune.
Chiediamo, quindi, al Sindaco di Piedimonte di ripensare questa decisione proponendo una società consortile senza scopo di lucro e chiediamo ai Sindaci dei Comuni della Comunità Montana di non aderire alla sua attuale proposta. Soprattutto proponiamo ai Sindaci di lavorare, sulla base di quanto fatto a Napoli, su un modello di gestione totalmente pubblico. Europa Verde Matese è disponibile a dare un contributo concreto alla realizzazione di questa proposta alternativa e totalmente pubblica della gestione delle acque del Matese.