San Nicola la Strada. La Regione Campania appare sempre più in totale balia delle associazioni venatorie. Il 5 settembre il TAR Campania, a seguito del ricorso depositato lo scorso anno da LIPU e WWF, ha pubblicato la sentenza sul calendario venatorio 2022/23 in cui, accogliendo il ricorso e riconoscendo le ragioni delle due associazioni, ha condannato la Regione e le sei associazioni venatorie intervenute a suo fianco, a pagare a LIPU e WWF 2.000 euro (soldi che per la Regione pagheranno tutti i cittadini!).
La Regione, infatti, a settembre dello scorso anno, modificando il calendario venatorio precedentemente pubblicato e non gradito alle associazioni venatorie senza acquisire il previsto parere del CTFVR e dell’ISPRA, aveva anticipato la data di apertura della stagione venatoria al 18 settembre e non aveva tenuto conto delle date di chiusura della caccia il cui rispetto è essenziale per evitare di violare il divieto di uccisione di uccelli in fase di migrazione prenuziale.
Quest’anno la Regione Campania, nonostante fosse sotto il giudizio al TAR che ha poi portato alla sentenza del 5 settembre, ha nuovamente previsto l’apertura anticipata della caccia e la chiusura posticipata per alcune specie di uccelli. E nuovamente le associazioni ambientaliste sono dovute ricorrere al TAR che ha bocciato, ancora una volta, la Regione sospendendo la preapertura al 3 settembre (l’apertura ordinaria è alla terza domenica di settembre), censurando anche il mancato aggiornamento da parte della Regione delle mappe delle aree attraversate da incendi boschivi che devono essere interdette all’attività venatoria per 10 anni.
Questa sconfitta ha scatenato l’ira dei cacciatori che ha addirittura provocato una incredibile mobilitazione istituzionale, come se la preapertura della caccia fosse il problema principale di una regione come la Campania. Così, lunedì 4 settembre l’ottava Commissione del Consiglio Regionale della Campania, convocata d’urgenza, dopo avere incredibilmente respinto la richiesta di audizione avanzata dalle associazioni ambientaliste ASOIM, ENPA, LIPU e WWF, con il solo voto contrario della Vicepresidente Roberta Gaeta e del Consigliere Gennaro Saiello, è riuscita quindi a superare ogni distinzione partitica, ha espresso parere favorevole all’approvazione dei piani faunistico-venatori provinciali che sono stati redatti dagli Ambiti Territoriali di Caccia gestiti a larghissima maggioranza dai cacciatori.
Questo passaggio, adottato in assoluta fretta, è finalizzato a convocare d’urgenza per domani, venerdì 8 settembre, senza un minimo di analisi critica e di confronto tra le parti, il Consiglio Regionale della Campania per adottare i piani faunistico-venatori, consentendo così la preapertura per un paio di giornate rimaste disponibili.
In Campania esistono problematiche forti che attanagliano il tessuto sociale: dal welfare al lavoro, dalla salute dei cittadini alla sicurezza per non parlare dell’inquinamento e del bracconaggio, ma la Regione, cedendo alla pressione politica dei cacciatori campani (meno del 0,5% dei cittadini), considera, in questa fase, prioritario opporsi, in maniera discutibile, alla sospensione della caccia, decretata dal Presidente del TAR dedicando a questo fine il lavoro degli uffici regionali ed esponendo i cittadini ad ulteriori spese necessarie a pagare avvocati e probabili ulteriori condanne.
Da cittadini di questa regione si prova indignazione di fronte a dei rappresentati del popolo chiamati ad amministrare la “cosa pubblica” che costantemente dedicano così tanto tempo ed energie per cercare di superare – peraltro senza riuscirci – le previsioni normative e le decisioni della Magistratura. Viene persino da chiedersi se i consiglieri regionali campani conoscono l’art. 9 della Costituzione Italiana che prevede la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali “anche nell’interesse delle future generazioni” e l’art. 1 della legge sulla caccia, che ne subordina lo svolgimento alla necessità di non compromettere la superiore esigenza di conservazione delle specie animali.
È sconcertante che la società civile rappresentata dalle associazioni ambientaliste sia costretta continuamente a ricorrere al TAR per difendere la biodiversità, che è un patrimonio di tutti e che viene messo in pericolo proprio da chi ha la responsabilità istituzionale di tutelare i beni comuni che troppo spesso sono considerati nient’altro che merce di scambio elettorale.
Rivolgiamo un appello al Presidente della Campania, Vincenzo Di Luca, affinché fermi questa follia. Lui, sempre così pronto a ironizzare – giustamente – sugli errori commessi da tutte le forze politiche e da tutti gli enti, è consapevole dell’imbarazzante situazione in cui la sua Regione si trova, pur di accontentare pochi cacciatori?
La tutela della biodiversità non è un capriccio disegnato nel libro dei sogni delle associazioni ambientaliste, ma è un patrimonio fortemente a rischio che deve essere consegnato alle future generazioni nella maniera meno compromessa possibile. È una richiesta eccessiva per la nostra Regione?