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Alla scoperta del Taurasi, il Barolo del sud Italia

Strutturato, complesso e dotato di un eccellente potenziale di invecchiamento, il vino rosso Taurasi è la risposta del sud Italia al Barolo piemontese, al Brunello di Montalcino toscano e all’Amarone della Valpolicella veronese. Le degustazioni verticali di vecchie annate di Taurasi risalenti agli anni ’30 del secolo scorso mostrano che questo nobile vino meridionale possiede una capacità di invecchiamento incredibile, che supera persino quella dei più famosi rossi italiani, mentre le annate più recenti mostrano grande classe e pedigree.

Il Taurasi è un vino DOCG prodotto con il vitigno autoctono Aglianico, una delle varietà a bacca rossa più importanti del paese, insieme a Nebbiolo e Sangiovese. L’Aglianico è coltivato in diverse regioni del sud, come in Basilicata dove dà vita all’Aglianico del Vulture, ma il suo terreno d’elezione si trova tra le colline dell’Irpinia, in provincia di Avellino. Da quest’uva dalla buccia sottile ed estremamente produttiva nascono vini dotati di vibrante acidità e tannini decisi, che alla fine si traducono in strutture degne di invecchiamento. Proprio per via di questa struttura solida, il Taurasi deve essere invecchiato almeno tre anni, di cui uno in legno, prima di essere immesso sul mercato. Da giovane, il Taurasi regala aromi di amarena, viola e spezie scure che si evolvono in note di cuoio, tartufo, tabacco e balsamiche con il passare del tempo in bottiglia.

I primi cenni storici sul vino Taurasi risalgono addirittura al XII secolo. Oggigiorno, la maggior parte dei produttori produce il Taurasi con 100% di uve Aglianico, anche se la norma di produzione prevede solo un minimo dell’85% di questa varietà. La denominazione comprende 17 comuni dell’Irpinia che coprono una variegata gamma di suoli, altitudini e microclimi, e questo si trasmette chiaramente nell’identità dei vini. In generale, i suoli sono costituiti principalmente da argilla calcarea, combinata con elementi di origine vulcanica come tufo, pomice e lapilli provenienti da eruzioni storiche del Vesuvio. I suoli intorno al comune di Taurasi, che dà il nome alla denominazione, sono quelli con la maggior percentuale di materiale vulcanico.

Il 2021 è stato un anno complicato per i vignaioli italiani. Nella zona di Avellino, le uve a bacca bianca di Fiano sono state particolarmente colpite dalle gelate notturne dello scorso aprile che hanno ridotto la produzione complessiva del 40-50%. Per quanto riguarda le uve Aglianico per il Taurasi, le rese non sono state influenzate in maniera così negativa come per le uve bianche, ma poiché la raccolta solitamente inizia nella prima settimana di novembre, è ancora presto per dirlo.

Il Taurasi è chiaramente la migliore espressione dell’uva Aglianico in Campania, e ogni discorso su questo vino deve passare per la cantina Mastroberardino, fondata nel lontano 1878, che per decenni è stato l’alfiere del vino campano in tutto il mondo. È stato proprio grazie a Mastroberardino che questa regione vinicola ha iniziato ad ottenere l’attenzione che merita. Il suo vino Taurasi Riserva Radici del 1968 è diventato leggenda e oggi, a distanza di oltre 50 anni, è ancora ambitissimo da collezionisti ed appassionati.

Nonostante la sua magnificenza, il Taurasi spesso non riceve il riconoscimento che si merita da parte del mercato del vino. Uno dei motivi pare essere legato al fatto che i produttori devono ancora comprendere al meglio le caratteristiche uniche di ogni sottozona di produzione, come avviene nelle Langhe. Inoltre, il crescente successo dei vini bianchi locali, come il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino, negli ultimi decenni ha cambiato l’identità dell’Irpinia in un territorio vocato al vino bianco.

Se la grande distribuzione spesso si lascia sfuggire questa perla, il giusto riconoscimento a questo importante vino rosso italiano viene da nuovi mercati, come l’e-commerce. Grazie al motore di ricerca Trovino si può avere a portata di clic un’ampia collezione di vini Taurasi fatta di oltre 200 etichette tra cui scegliere, provenienti dalle principali cantine della denominazione come Contrade di Taurasi, Quintodecimo, Perillo Michele, Feudi di San Gregorio e Mastroberardino.

Per la cantina Feudi di San Gregorio in particolare, il Taurasi rappresenta il 10% delle vendite totali, e come per altri produttori locali le vendite stanno crescendo progressivamente verso importanti mercati di esportazione come Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito e Canada. Dall’altro lato il potenziale di invecchiamento che arriva facilmente a 30 anni, rende questo vino particolarmente appetibile per essere incluso nella selezione vini dei migliori ristoranti d’Italia.

Redazione

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