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Biodigestore, l’appello del Vescovo di Caserta Pietro Lagnese “Non possiamo più sbagliare!”

Non possiamo più sbagliare! Come pastore della Chiesa di Caserta, sento il dovere di intervenire sul dibattito in corso nella nostra comunità sul tema del biodigestore. “Ci sono discussioni, su questioni relative all’ambiente, nelle quali è difficile raggiungere un consenso”, ci insegna Papa Francesco nella Laudato sì. Con il Papa sottolineo che “la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invito a un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune” (Laudato si’, LS 188). Avverto perciò forte l’urgenza di rivolgere un appello alle istituzioni e alle parti sociali rispetto alla delicata questione del biodigestore, che si sta progettando nell’area di Ponteselice a Caserta. In questo momento in cui è viva la discussione pubblica e ancora più lo scontro politico e pare sia difficile raggiungere un consenso unanime su una scelta unica, consapevole che, come Chiesa, non possiamo offrire soluzioni scientifiche o politiche, ritengo necessario auspicare un dialogo sincero e costruttivo, suggerendo come metodo risolutivo la Dottrina Sociale della Chiesa.

Prendo atto della necessità di dotarsi di impianti per lo smaltimento dei rifiuti per far fronte alla difficile gestione urbana e regionale di questa emergenza non più procrastinabile ed evitare altresì̀ infiltrazioni criminali, tanto presenti in questo settore. Tuttavia, bisogna anche tener conto di alcune criticità che possono emergere da tali realizzazioni e che maggiormente spaventano la cittadinanza e tutti noi: tra queste la sede scelta per l’impianto, a poca distanza dalla Reggia di Caserta, patrimonio dell’umanità, e dalla stazione ferroviaria, anche se altri insediamenti industriali già esistono; l’eventuale inquinamento odorigeno; l’impatto ambientale e paesaggistico; il traffico di mezzi pesanti per raggiungere la località. Non dimentichiamo, inoltre, che la nostra terra, ora tristemente nota come Terra dei Fuochi, è già stata troppo spesso maltrattata e inquinata, usurpata e trasformata in discarica a cielo aperto, in cui insieme alle sostanze inquinanti, si è diffusa una forte illegalità e corruzione.
I dati emersi lo scorso febbraio dal rapporto promosso dalla Procura di Napoli Nord e dall’Istituto Superiore di Sanità, ci parlano di un chiaro nesso di causalità tra la presenza di rifiuti tossici nei nostri territori e l’insorgenza di gravi patologie. Non sono perciò più ammissibili errori: la salute è un bene comune primario. Non possiamo più sbagliare!

Abbiamo invece bisogno, oggi più che mai, di scelte lungimiranti e politiche coraggiose che, spinte da una conversione ecologica, rispettino la nostra casa comune, la Madre Terra, tutelando così la nostra salute e la vita delle future generazioni.

Invito, quindi, ad un serio confronto che tenga conto dei possibili benefici e costi conseguenti, auspicando la migliore soluzione possibile, ricordando che “un fattore che agisce come moderatore effettivo è il diritto, che stabilisce le regole per le condotte consentite alla luce del bene comune” (LS, 177): il suo trasparente rispetto aiuta le persone. Mi sembra inoltre importante sottolineare che “uno studio di impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma”, ma preventivo. Così come “è sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato” (LS, 183).

Le parole di Papa Francesco ci illuminano ancora di più rispetto a un dibattito auspicato e chiesto nella nostra comunità. “La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione” (LS, 183). Perché “se l’informazione oggettiva porta a prevedere un danno grave e irreversibile, anche se non ci fosse una dimostrazione indiscutibile, qualunque progetto dovrebbe essere fermato o modificato” (LS, 186). Auspico, pertanto, che tutte le parti coinvolte nel formulare una decisione abbiano a cuore il bene della nostra terra, dei nostri cittadini di oggi e di domani, incontrandosi per un confronto anche più e più volte. Allo stesso tempo invito tutti i credenti a sostenere con la preghiera le Istituzioni perché nelle loro risoluzioni agiscano, con intelligenza, nell’interesse esclusivo del bene comune.
Pietro Lagnese, Vescovo di Caserta.

Redazione

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