La documentazione stilata cronologicamente rappresenta una casistica sui principali avvistamenti e segnalazioni di criptidi (animali occulti e sconosciuti) che sarebbero apparsi in alcune aree del Casertano negli ultimi anni.
Alcuni casi menzionati (eccetto il caso di Alvignanello) non presentano prove concrete, ma solo testimoniali.
Questa la raccolta dei casi fa parte dell’inchiesta portata avanti da Vincenzo Tufano:
Febbraio 2019 – Alvignanello: rinvenimento da parte di alcuni pescatori di impronte giganti a tre artigli lungo il greto del fiume Volturno. La segnalazione giunge al criptozoologo e testimone Vincenzo Tufano, che si mobilita per coinvolgere nelle indagini veterinari, forestali e zoologi, i quali però non riusciranno ad arrivare a una identificazione certa dell’origine delle misteriose tracce.
Una seconda fase delle indagini porterà alla luce brandelli di una singolare epidermide squamosa ritrovata sempre nelle vicinanze del fiume Volturno. In base alle analisi risulterà essere una specie di biomateriale che rivestirebbe il corpo dello strano animale. Una sorta di epidermide con sfaccettature multicolore che al buio emetteva luce verde. Vincenzo Tufano, in seguito al suo avvistamento, dichiarerà che la creatura aveva fattezze equine con muso da coccodrillo, alto tra i 3, 5 e i 4, 5 metri. La stessa versione dei fatti sarà poi confermata da una contadina T. E., e dalla signora Agata Cusano, la quale non vide l’essere ma lo percepì dietro ad alcuni rovi. Le impronte rinvenute sul posto dagli esperti confermeranno poi la genuinità della sua testimonianza.
Luglio 2021 – Sessa Aurunca: nelle vicinanze dell’ex Centrale Nucleare del Garigliano un contadino, intorno alle ore 10:00 impegnato nel lavoro nei campi, avvista in lontananza un umanoide ricoperto di scaglie che si allontana velocemente tra i boschi. Spaventato, l’uomo racconterà l’accaduto solo a pochi confidenti.
L’area è nota per il ritrovamento di una lucertola bicefala nel 2012, e per le numerose malformazioni agli animali da allevamento, indotte, secondo alcune fonti, da residui radioattivi circolanti in zona e debordati negli anni ’80 proprio dalla Centrale, ora ex, del Garigliano.