Santa Maria Capua Vetere. Vi dimorò nel 1860 Garibaldi, fu quindi teatro della resa dei borbonici che portò all’Unità d’Italia, ma dopo i fasti storici le sue sorti sono state legate a quelle dei privati che ne hanno avuto nei decenni la proprietà, almeno fino al 1996, quando, nell’ambito del maxi-processo al clan dei Casalesi “Spartacus”, fu confiscato al suo proprietario, accusato di concussione e associazione camorristica, e affidato, nel 1998, al Comune di Santa Maria Capua Vetere.
Dopo oltre venti anni e vari progetti di riqualificazione mai decollati, l’idea di fare di Palazzo Teti Maffuccini un Polo della Cultura riprende concretamente quota, grazie al Pnrr e al progetto dell’amministrazione guidata dal sindaco Antonio Mirra, che è stato ammesso al finanziamento da 15 milioni di euro.
“Siamo orgogliosi – spiega Mirra – che il nostro progetto di fare di Palazzo Teti un polo culturale con museo, archivio, e tutto ciò che serve per trasformarlo in un importante centro culturale cittadino, abbia accolto l’approvazione governativa e sia stato tra i progetti finanziati con più fondi”.
Palazzo Teti, edificato nel 1839 dall’avvocato Filippo Teti, è parte integrante del centro abitato di Santa Maria Capua Vetere, collocato in prossimità di monumenti di primo piano come il Museo Archeologico dell’Antica Capua, il Mitreo e l’Anfiteatro Campano, secondo solo al Colosseo, noto per aver ospitato i combattimenti dello schiavo Spartacus.
Qualche anno fa, nel 2015, Palazzo Teti tornò di nuovo al centro della cronaca per un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che arrestò l’allora sindaco Biagio Di Muro, figlio di Nicola Di Muro, storico proprietario di Palazzo Teti cui lo Stato aveva confiscato il bene quasi venti anni prima; per gli inquirenti i lavori di consolidamento della storica dimora erano finiti ad aziende riconducibili alla famiglia Zagaria del clan dei Casalesi. Anche per questo la riqualificazione è andata a rilento, ma ora tutto è pronto per la nuova ripartenza.