Caserta. Saltata la cessione al gruppo Cimolai, in grave crisi finanziaria, anche nel 2023 restano fosche le prospettive per il Policlinico di Caserta, tra i più importanti cantieri pubblici del Mezzogiorno d’Italia, avviato 20 anni fa e diventata tra le maggiori opere incompiute.
Appena una ventina i lavoratori in servizio, tra operai e addetti amministrativi, mentre ne servirebbero almeno 200. Ecco quindi che la data di fine 2022 per ultimare il blocco della didattica, come era prevedibile, non è stata rispettata, e oggi l’unica certezza è che il cantiere casertano, di proprietà dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e con quote minori della Regione, sarà ancora gestito fino ad ottobre 2023 dai Commissari straordinari di nomina governativa (li sceglie il Ministero dello Sviluppo Economico), che dovranno trovare un compratore disposto a investire in un’opera ritenuta economicamente poco conveniente, che nel 2003 prevedeva costi per oltre 130 milioni di euro, poi lievitati, soprattutto ultimamente con la guerra e la difficoltà di approvvigionamento dei materiali.
Il cantiere del Policlinico è gestito dai commissari dal 2018, dopo che lo Stato ha salvato dal fallimento l’azienda edile che lo stava realizzando, la società Condotte, mettendola poi in amministrazione straordinaria. Fino ad allora i lavori del Policlinico erano comunque andati avanti a singhiozzo, subendo lunghe interruzioni per i problemi economico-finanziari della prima azienda che si era aggiudicata l’appalto per la costruzione del Policlinico, la Immobilgi Federici, fallita.
Per Irene Velotti, segretaria del sindacato dei lavoratori edile Fillea-Cgil di Caserta, “La Regione batta un colpo, perché in questa vicenda manca la volontà politica di andare avanti. Gli oltre due anni di pandemia non hanno insegnato nulla evidentemente. La Regione dovrebbe impegnarsi a trovare aziende interessate a rilevare il cantiere del Policlinico dai commissari, ma tutto ciò non sta accadendo“.
Nei giorni scorsi è intervenuto sull’argomento il Vescovo di Caserta Pietro Lagnese, che ha auspicato che i lavori potessero finire per l’anno giubilare 2025, altra data difficile da rispettare visto che all’orizzonte non si vedono compratori. Il timore di lavoratori e sindacati è che molti imprenditori stiano aspettando il fallimento di Condotte per poi provare ad acquisire il cantiere ad un prezzo inferiore a quello cui potrebbero oggi venderlo i commissari.
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