Casal di Principe. Sono di nuovo in sciopero della fame gli allevatori bufalini che da ormai quasi due anni protestano in Campania contro il piano regionale di eradicazione di brucellosi e tbc bufaline, “troppo sbilanciato“, a loro dire, verso gli abbattimenti dei capi solo sospettati di essere infetti, e che chiedono che venga applicata la normativa europea, come previsto anche da un ordine del giorno bipartisan votato al Senato, che prevede l’abbattimento solo per il capo realmente malato.
Ma la protesta questa volta non è rimasta confinata solo alla Campania e in particolare al Casertano – il problema brucellosi coinvolge soprattutto gli allevamenti della bufala campana della provincia di Caserta – ma si è allargata anche alla Sicilia e ad allevatori di altre regioni del Sud, uniti nel “denunciare – si legge in una nota del coordinamento degli allevatori – “lo scandalo dei fallimentari Piani di Eradicazione della BRC e della TBC che al Sud invece di eradicare la malattia stanno distruggendo quello che rimane del sistema di allevamento territoriale, ed a chiedere una soluzione che solo il Governo Nazionale ha i poteri di mettere in campo“.
Ad attuare la protesta, iniziata il 17 ottobre, sono Pasquale D’Agostino, allevatore casertano che sta tenendo lo sciopero della fame presso il Centro Don Diana a Casal di Principe, e Sebastiano Lombardo, allevatore siciliano, in sciopero presso la sala consiliare del Comune di San Teodoro, in provincia di Messina.
“Da allevatori – dicono D’Agostino e Lombardo – meritiamo risposte, ma per chiederle dobbiamo fare uno sciopero della fame; ciò ci offende ma continueremo fin quando non avremo quelle risposte che attendiamo da mesi“.
Gli allevatori hanno anche prodotto una petizione inviata alla presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ed al ministro alla Salute Orazio Schillaci affinché nominino un commissario che si occupi della questione bypassando le Regioni. In una lettera aperta, i due allevatori in sciopero della fame chiedono l’intervento del Governo, come già fatto per la peste suina o in altre occasioni, affermando che “non c’è nessuna ragione perché il Governo Nazionale non compia un atto di responsabilità aprendo una stagione nuova attraverso la nomina di un Commissario. Se ciò non accadrà è solo perché hanno prevalso quelle forze che hanno l’interesse che nulla cambi“.