Cancello ed Arnone. Una “crisi agricola ormai insopportabile”. È da questa premessa che la riunione organizzativa di Altragricoltura Campania Nord, tenutasi nella serata di ieri a Cancello e Arnone (Caserta), è partita per poi decidere di scendere in campo organizzando una manifestazione sulle orme di quanto sta già accadendo in altre parti d’Italia e d’Europa.
Presenti all’appuntamento casertano allevatori, agricoltori e artigiani del territorio. La protesta vedrà anche sul territorio campano la messa su strada, sabato 3 febbraio, dei trattori che si muoveranno, alle 9:30, dallo stadio di Casal di Principe fino a ridosso del casello autostradale di Santa Maria Capua Vetere. Ad accompagnare il corteo dei mezzi da lavoro allevatori, frutticultori, cerealicoltori, contoterzisti, trasformatori artigianali e una delegazione di pescatori.
Al prefetto di Caserta e al governo nazionale sono state già avanzate richieste di incontro per presentare un documento di proposte che sarà illustrato proprio sabato mattina al termine del corteo da Adriano Noviello e dai tanti partecipanti alla manifestazione.
Alla riunione di ieri si è discusso della crisi internazionale del settore che, però, sottolineano da Altragricoltura, “ha radici e cause profonde in Italia: le scelte di politica agricola assunte negli ultimi 40 anni in Europa con l’avallo e la cogestione dei Governi nazionali italiani che si sono succeduti. Scelte contro cui fin dall’inizio della sua attività (nella seconda metà degli anni ’90), Altragricoltura si è battuta denunciando il rischio più grande: che l’Italia, un grande Paese dalla tradizione contadina e con un enorme patrimonio agroalimentare fondato sul lavoro della terra e nel mare e sulla grande diversità dei suo sistemi culturali e ambientali potesse trasformarsi in una piattaforma commerciale speculativa in cui il Made in Italy si trasforma nell’occasione di business per la speculazione finanziaria“.
Una preoccupazione, sottolineano gli esponenti dell’associazione, che oggi si è avverata e “ci ritroviamo nella terribile condizione per cui nei brand commerciali dei tanto decantati prodotti del Made in Italy c’è sempre meno il frutto del lavoro dei nostri contadini, allevatori, pescatori e trasformatori artigianali ridotti ad essere “cottimisti e conferitori” per multinazionali, commercianti e speculatori”.
Altragricoltura parla espressamente di una “trasformazione epocale” fondata “su una rapina colossale, un vero furto in danno del lavoro e della produzione. Questo furto sulla pelle del lavoro è pagato dai cittadini e dalle comunità ed è il prodotto di un sistema complesso di fattori in cui le scelte di politica agricola sono state determinanti. Scelte in cui la classe dirigente italiana (di tutti gli orientamenti politici) è stata fortemente responsabile nascondendosi sia dietro la facile coperta delle Organizzazioni Professionali che usando l’alibi dell’Europa”.
Oggi “tutti i nodi vengono al pettine e cadono gli alibi. Gli agricoltori (tantissimi giovani che rivendicano il diritto al futuro) scendono in strada semplicemente perchè non hanno alternative. La politica farebbe bene a prendere atto della crisi ed a smettere di nascondersi dietro alle colpevoli dichiarazioni di Coldiretti, CIA, Confagricoltura e Copagri (le 4 organizzazioni che finora hanno contribuito alla crisi). È evidente che queste sigle negano la crisi: se la dovessero riconoscere dovrebbero ammettere il proprio fallimento”.
Altragricoltura poi ammonisce: “usare, come fa la politica, l’argomento per cui “siccome le 4 Associazioni Agricole che siedono nel Tavolo verde non protestano, vuol dire che il problema non esiste” è, al tempo stesso, un segnale di impotenza e debolezza e di non aver ancora capito che è sempre più urgente il cambiamento”.
Quello che chiedono gli agricoltori che sono in piazza sono “obiettivi necessari: una riforma dell’agroalimentare italiano che rimetta al centro la dignità del lavoro della terra, la funzione dell’impresa e del lavoro contro il processo che finora ha lentamente ma duramente continuato a svuotare di senso la funzione degli agricoltori, dei lavoratori agricoli, dei pescatori e degli artigiani trasformatori”.
Altragricoltura annuncia, infine, incontri con altre realtà territoriali e sociali di tutte le Regioni “per lavorare ad una sintesi degli obiettivi e delle proposte e per costruire una iniziativa comune a sostegno degli agricoltori che si stanno ribellando alla crisi” partendo però da un unico presupposto “no all’ammuina inconcludente modello forconi”.
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