Procuratore Santa Maria Capua Vetere: più tecnologie contro reati commessi in carcere

Santa Maria Capua Vetere. “Ancora una volta le carceri diventano un luogo in cui invece di rieducare le persone colpite da carcerazione preventiva o condannate, si consumano reati. Anzi ormai nelle carceri sembra più facile commettere azioni criminose, anche gravi, come tenere summit da parte degli esponenti della criminalità organizzata, tessere alleanze od ordinare un omicidio, e ciò anche per la facilità con cui entrano stupefacenti o cellulari con cui comunicare con l’esterno. Servono strumenti tecnologici per arginare tale fenomeno“.

Così il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Pierpaolo Bruni, nel corso della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’indagine effettuata dai carabinieri che ha portato all’arresto di 13 persone, tra il 2021 e il 2022 detenute nel carcere casertano di Carinola, tutte accusate di aver introdotto in carcere droga e cellulari.

Un allarme non nuovo, quello di Bruni, visto che già lo scorso anno il capo dei pm sammaritani, in relazione all’altro carcere di Santa Maria Capua Vetere dove droga e cellulari entrano di frequente, parlò di “una grande piazza di spaccio tra le celle“.

Bruni ringrazia la polizia penitenziaria, “le cui segnalazioni danno spesso il via alle nostre indagini“, ma denuncia anche che “i poliziotti penitenziari non sono in grado da soli di individuare tutta la droga o tutti i cellulari che entrano nelle carceri. Per un cellulare che sequestriamo ce ne sono tanti altri che entrano. C’è urgente bisogno di interventi, bisogna ricorrere alla tecnologia. Siamo nel 2024 e ci sono gli strumenti per controllare in modo approfondito ciò che entra nelle carceri” riflette il procuratore, che però spiega di non voler invadere il campo di competenza altre istituzioni, come la politica, o più nello specifico, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

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