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Lavoro in carcere, incontro a Caserta tra Terzo Settore ed istituzioni per superare stereotipi, pregiudizi e disinformazione

Caserta. Si è svolto ieri mattina presso il palazzo della Provincia di Caserta l’incontro “Lavoro in Carcere – gli stereotipi, i pregiudizi e la disinformazione” organizzato dall’ETS Generazione Libera insieme a Csv Assovoce Caserta, Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga) sezione di Santa Maria Capua Vetere ed Acli Caserta con il patrocinio di Provincia di Caserta, Regione Campania, Garante dei Detenuti della Regione Campania e dall’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere.

IL LAVORO IN CARCERE

L’evento ha visto la presenza di quattro realtà campane impegnate i progetti di lavoro e formazione dei detenuti, un tema di fondamentale importanza sia per combattere l’alienazione dell’ambiente carcere che per ridurre significativamente i tassi di recidività. La costruzione di nuove opportunità e di occasioni in grado di accrescere il livello di formazione dei detenuti sono, infatti, lo strumento migliore per evitare la ricaduta tra le file della criminalità di quanti lasciano il carcere dopo il periodo di detenzione.

A discuterne sono stati Rosario Laudato, presidente dell’ETS Generazione Libera, Elena Pera, presidente Csv Assovoce Caserta, Sergio Carozza, presidente provinciale Acli Caserta, Rita Caprio, della Coop L’Uomo ed il Legno, Francesco Pascale, della Coop Terra Felix, Giuliana Tammelleo, presidente Aiga sezione di Santa Maria Capua Vetere, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della regione Campania, e Carlo Brunetti, direttore del carcere di Carinola. I saluti istituzionali sono stati tenuti da Gianni Solino, direttore del Museo Provinciale Campano di Capua, in vece del presidente provinciale Giorgio Magliocca, e da Angela Del Vecchio, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere.

LE ESPERIENZE

Al centro del dibattito si è posto il dualismo tra la diffidenza ed il pregiudizio che vivono i detenuti e l’esperienza che l’ETS Generazione Libera vive quotidianamente nel carcere di Carinola – attraverso il progetto “I faRinati”, un laboratorio di produzione di prodotti da forno di alta qualità – così come l’esperienza di produzione agricola vissuta presso la casa circondariale di Secondigliano dalla cooperativa L’Uomo e il Legno.

«In Italia ci sono circa sessantamila detenuti, di questi solo il 30% lavora – ha dichiarato Rosario Laudato – e solo mille all’esterno delle carceri. Gli esempi virtuosi sono tutti al Nord, costruiti realizzando sinergie importanti tra Terzo Settore, istituzioni e case penitenziarie. In provincia di Caserta ci sono ben cinque carceri (Arienzo, Aversa, Carinola e due a Santa Maria Capua Vetere, militare e non) ai quali va aggiunto anche il centro semiresidenziale per minori (anch’esso a Santa Maria Capua Vetere). Tante case circondariali, tanti detenuti e tante occasioni da cogliere e far cogliere, soprattutto agli imprenditori che, con la Legge Smuraglia, possono godere di una serie di sgravi contributivi e fiscali assumendo detenuti in stato di reclusione o ammessi al lavoro all’esterno. Ma c’è anche tanto da fare per sostenere i progetti già in atto».

«Conosciamo bene i problemi delle carceri che l’Europa continua a sottolinearci – ha commentato il garante Samuele Ciambriello – come il sovraffollamento ed il delicatissimo problema dei suicidi, i quali hanno anche incidenza sul personale penitenziario. Dobbiamo pensare agli istituti di pena sempre più come comunità ed aiutarli a costruire relazioni sia interne che esterne per facilitare progetti di lavoro e permettere la circolarità dei prodotti realizzati dietro le sbarre. È, altresì, necessario creare rete tra queste realtà costruendo anche una filiera virtuosa tra produttori della materia prima e trasformatori finali, sempre nelle carceri».

«Il lavoro è un elemento imprescindibile dell’impegno educativo rivolto ai detenuti – ha concluso il direttore Carlo Brunetti – e precisato sia nell’art.27 della Costituzione che nella Riforma Penitenziaria del 1975. Ci sono tanti esempi virtuosi, che includono anche realtà formative e scolastiche, ma, purtroppo, ci vuole tempo per passare dalle parole ai fatti, spesso troppo tempo. Questo non vuol dire che le cose non possono cambiare ma, al momento, è necessario lavorare sui territori. Per combattere i pregiudizi è necessario comunicare e sensibilizzare, a partire dal Terzo Settore e dal mondo dell’impresa del territorio».

Redazione

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