Delegazione francese a Casal di Principe per imparare le pratiche su riuso beni confiscati

Casal di Principe. Dalla Francia a Casal di Principe per conoscere “le buone prassi sul riuso dei beni confiscati alla camorra“, ben visibili nel paese di don Peppe Diana, tra Casa don Diana, da anni sede del Comitato che porta il nome del sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi, al ristorante Nco, dove lavorano ragazzi disabili e persino Mattarella si è fermato a mangiare quando venne a Casal di Principe un anno fa, dai presidi contro l’autismo dell’associazione La Forza del Silenzio a quelli contro la violenza sulle donne della coop Eva.

Sono una trentina le persone, tra giornalisti, volontari di due Collettivi Antimafia, familiari di vittime della criminalità organizzata – otto vittime dei clan marsigliesi del narcotraffico e una della criminalità organizzata della Corsica più un ex sindaco di un comune corso minacciato – che sono oggi alla marcia per il trentennale dell’uccisione del prete e che da giorni, guidati da Fabrice Rizzoli, docente di Geografia del crimine organizzato alla Scuola di alta formazione sugli studi e le politiche internazionali francese “Heip”, sono a Casal di Principe per “imparare” le pratiche sul riuso ma anche quelle relative alla tutela delle vittime innocenti della criminalità organizzata.

“La nostra presenza qui a Casal di Principe – spiega Rizzoli – è per dimostrare che come si è creato in Italia un movimento di persone è un ordinamento antimafia, si può fare anche in Francia. Perché da noi – spiega Rizzoli, di origini italiane – solo dal 2021 abbiamo una legge sul riuso, ed al momento sono cinque i beni confiscati e riutilizzati in Francia mentre manca completamente un concetto normativo di vittime innocenti”.

Per cui se in Italia c’è il problema di alcune vittime innocenti non riconosciute per via di norme restrittive come quelle sul quarto grado di parentela, “in Francia il problema del riconoscimento non si pone neanche alla radice” osserva Rizzoli, fondatore dell’associazione Crim’Halt, che in Francia ha lottato tanto per far approvare la legge sul riuso sociale dei beni confiscati, e ancora combatte per far acquisire una maggiore coscienza antimafia ai suoi connazionali, specie per quanto riguarda le vittime innocenti.

Da anni inoltre Fabrice porta in Italia i suoi connazionali con l’Erasmus Plus. “Soprattutto a Marsiglia – aggiunge – ci sono tante vittime innocenti, anche donne, che non vengono in alcun modo considerate”.

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