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Napoli, casertana 92enne cardiopatica si sente male dopo essere stata respinta da Banca Intesa

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Caserta (di Nando Silvestri). Vorremmo non dover mai scrivere di simili tragedie ma il diritto e il dovere di cronaca ci impongono di farlo quantomeno per custodire la dignità delle persone anziane, troppo spesso mercificata ad uso e consumo di istituzioni e finanza.

Se gli anziani umiliati risultano anche gravemente ammalati, oltre che offesi all’ennesima potenza, allora serve una lente di ingrandimento in grado di focalizzare un problema grave e spiegarlo opportunamente, facendo della scrittura una efficace cassa di risonanza sull’opinione pubblica. Gli anziani denotano un punto di riferimento imprescindibile per l’economia del paese, tenuto conto della loro marcata propensione al risparmio e del loro insostituibile ruolo nella società moderna, forse troppo miope, vorace e qualunquista per apprezzarlo e rispettarlo debitamente, sebbene si attribuisca l’epiteto “civile”.

Il fatto è accaduto nella filiale di Banca Intesa San Paolo di Napoli sita in via Nuova Marina 20 lo scorso 30 agosto 2024 alle ore 12,00. L’anziana signora casertana (M.N.) aveva concordato telefonicamente un appuntamento in filiale nove giorni prima per operare sul conto corrente di cui risulta cointestataria a firme disgiunte (dotata cioè di massima autonomia) ricevendo dalla consulente, impiegata presso detta filiale (R.F.), placet e parere favorevole.

Dopo un’attesa estenuante di oltre 45 minuti (la puntualità e l’empatia risultano ancora oggi risorse scarse, del tutto estranee ai primati ostentati dalle banche sulle loro brochure), la 92enne cardiopatica casertana viene invitata ad apporre alcune firme di rito e viene informata dalla direttrice di filiale in malo modo che non ha alcun diritto di trasferire il 40 per cento delle somme giacenti sul conto cointestato col fratello, nonostante la giurisprudenza sia notoriamente orientata a riconoscere al cointestatario la metà della somma presente e nonostante il dettame dell’articolo 1854 del Codice Civile. Tale ultima norma sancisce la tutela della comproprietà dei fondi giacenti sul conto cointestato fino a prova contraria, oltre che l’autonomia operativa di ciascun cointestatario del conto corrente stesso. La direttrice di filiale, da parte sua, ha giustificato il suo diniego associando alla richiesta dell’anziana signora un fantomatico “atto di straordinaria amministrazione ineseguibile“.

Non essendovi alcun tipo di restrizione legale incombente sul conto di cui risulta cointestataria l’anziana donna casertana, non si ha fattiva contezza della natura dell’opposizione tenace della banca e della ratio giuridica invocata da Intesa per sopprimere, sospendere, subordinare, blandire e mitigare un diritto inviolabile come quello della proprietà dei fondi giacenti sul conto corrente dei risparmiatori.

L’aspetto più grottesco della drammatica vicenda è rappresentato dal fatto che all’anziana donna casertana è toccato subire la beffa oltre che il danno. Difatti, a fronte delle legittime rivendicazioni della signora e dei suoi due accompagnatori, la stessa consulente/impiegata che aveva assicurato telefonicamente alla donna casertana l’attuabilità delle sue richieste qualche giorno prima ha sonoramente rimproverato la 92enne per non aver frequentato la filiale napoletana di Intesa San Paolo negli ultimi anni, adducendone con marchiana sicumera un’ulteriore motivazione per negare alla signora i propri diritti sul suo denaro. In verità, sfugge allo scrivente la necessità di imbastire durature relazioni di amicizia con i dipendenti della banca di cui si è clienti, specie se taluni consulenti si rivelano arroganti, poco competenti e irriverenti. Non si comprende bene, inoltre, come si possa elevare la frequentazione della filiale a “conditio sine qua non” per riavere indietro i propri soldi, come vorrebbe la suddetta impiegata. A poco o nulla è servito il tentativo posto in essere dalla direttrice di filiale volto a giustificare in qualche modo le panzane proferite dalla sua subordinata segnalandone “l’inesperienza e l’ ingenuità” (a volte ricucire gli strappi diventa un’impresa a dire poco disdicevole, risibile e inappropriata). A parere di chi scrive, in genere, scoprire il confine sottile che separa “l’ingenuità” dalle eventuali cadute verticali di professionalità e credibilità può risultare un’impresa assai ardua, specie se si considera che l’anziana signora è stata defraudata di un diritto su un bene sul quale seguita a pagare lautamente da decenni, unitamente al fratello, imposte, decurtazioni e oneri all’esclusivo vantaggio della banca.

Ma si sa, al peggio non c’è mai fine e i due accompagnatori dell’anziana donna di Caserta si sono visti negare anche l’accesso ai servizi igienici della filiale in oggetto da un impiegato che li ha scortesemente invitati ad avvalersi del WC del bar situato a pochi passi dalla banca, dal momento che, a suo dire, “i bagni della filiale sono riservati esclusivamente al personale interno”. Un insigne studioso di psicologia e psichiatria, un giorno scrisse: “dimmi come parli, ti dirò chi sei”: a questo punto, a parere di chi scrive, ci vuole davvero poco a farsi un’idea.

Sta di fatto che l’anziana signora aveva bisogno dei suoi soldi per far fronte a necessità economiche impellenti, ivi comprese quelle afferenti alle cure e alla gestione del fratello allettato ancora privo di amministratore di sostegno legittimato ad operare in sua vece. A parere dello scrivente i fatti descritti preconizzano uno scenario alquanto ambiguo, opaco e caliginoso essendo palesemente acuiti dall’assenza di chiarificazioni e delucidazioni convincenti e dal severo malore accusato dall’anziana donna tornando a casa, molto probabilmente per la profonda angoscia patita nella filiale napoletana di Intesa.

In passato lo scrivente si è soffermato su alcune personali perplessità derivanti da contratti di consulenza finanziaria afferenti a banche vicine ad Intesa. Si tratta di argomentazioni pubblicate e condivise con il professor Beppe Scienza, ordinario di Matematica Finanziaria presso l’Università degli Studi di Torino ed editorialista del “Fatto Quotidiano”. Ma, dette perplessità, rispetto a quelle relative ai fatti precedentemente riportati sono a dire poso trascurabili.

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