L’annuncio è stato dato in favore di telecamere e per chi si è abituato a lavorare da casa il 2025 potrebbe essere un anno traumatico: si dovrà tornare in ufficio per non perdere il lavoro?
Il concetto di lavoro da remoto o smart working (per utilizzare la terminologia cara all’ex premier Conte), esiste ormai da diverso tempo ed è una possibilità offerta dalle nuove tecnologie. La diffusione della connessione internet e dei PC casalinghi ha infatti permesso a tante persone – specialmente di chi si occupa di lavori di scrittura e compilazione – di portare avanti l’attività comodamente da una stanza di casa oppure in viaggio.
Questa possibilità è divenuta obbligo durante la pandemia e molte aziende hanno permesso ai dipendenti di continuare a lavorare da casa anche dopo, visto che l’esperimento forzato ha fatto notare come un impiego totale o parziale in smart working giovava sia alla soddisfazione dei dipendenti che alla loro produttività.
Così fino ad oggi ci sono stati tantissimi dipendenti di enti pubblici e privati che hanno potuto scegliere se lavorare in ufficio o da casa, magari assicurando una presenza nella struttura lavorativa per la metà del tempo o in occasioni specifiche su richiesta dei datori di lavoro.
Certo non tutto è positivo, il lavoro da casa allontana dalla socialità e può generare alla lunga insoddisfazione e stress nel lavoratore, il quale si vede costretto a rimanere in casa per gran parte del tempo. Inoltre ci sono persone che non riescono a performare come vorrebbero da casa e possono sentire il peso dell’isolamento.
L’utilità e la funzionalità di questa possibilità lavorativa dunque dipende da soggetto a soggetto, ma sarebbe giusto privare chi ne beneficia? Il rischio può essere concreto, almeno stando a quelle che sono le ultime dichiarazioni emerse in merito.
Lo smart working sarà vietato nel 2025?
A fare emergere il timore che questa modalità di lavoro possa essere tolta ai dipendenti statali è stato il presidente degli USA Donald Trump. Se dunque temevate di dover tornare in ufficio almeno per il momento potete tirare un sospiro di sollievo. In ogni caso non è nemmeno detto che le intenzioni del neo presidente degli Stati Uniti si tradurranno in realtà.
Il Tycoon, sposando a pieno la linea di Elon Musk, ha persino minacciato di licenziare tutti i dipendenti federali che non accetteranno di tornare a lavorare esclusivamente in ufficio, bollando il contratto ottenuto dai sindacati con rassicurazioni di mantenimento del lavoro in smart working fino al 2029 come un “regalo”.
Le dichiarazioni del neo presidente hanno scatenato la risposta dei sindacati, per nulla disposti a rinunciare ai diritti conquistati negli anni passati: “Speriamo che Donald Trump rispetti gli accordi sindacali per lo smart working dei dipendenti federali. Altrimenti siamo pronti a lottare per far rispettare i nostri diritti”, ha fatto sapere la American Federation of Goverment Employee.
Anche la presidente del sindacato Everett Kelley ha promesso di lottare nel caso di mancato rispetto degli accordi: “Gli accordi di contrattazione collettiva sono vincolanti per legge, noi confidiamo nel fatto che la prossima amministrazione rispetti i suoi obblighi e onori i contratti sindacali, se non lo farà noi siamo pronti a far valere i nostri diritti”.