Pochi sanno che il termine “imposte”, che usiamo per riferirci a finestre e persiane, ha un’origine curiosa e legata alle tasse. Cosa c’entra Genova del 1798 con il nome di queste strutture? E perché le persiane sono anche chiamate “gelosie”?
La storia del linguaggio è spesso una finestra aperta sul passato, e nel caso delle “imposte” questo è letteralmente vero. Parliamo di un termine che oggi associamo a oggetti comuni come persiane e finestre, ma che nasconde dietro di sé un intreccio di tradizione, tassazione e usi culturali che hanno attraversato secoli e continenti.
Il tutto parte da un tributo imposto a Genova sul finire del Settecento, ma è intrecciato con la Persia, Venezia e una buona dose di creatività architettonica. Se pensavate che la lingua fosse solo uno strumento neutro, questa storia potrebbe farvi cambiare idea.
Nel 1798, Genova introdusse una tassa apparentemente semplice ma con effetti molto particolari: un tributo sulle finestre. L’idea era chiara, almeno per i legislatori dell’epoca: le abitazioni con meno di sei finestre erano esenti, mentre quelle con un numero maggiore dovevano pagare una quota proporzionale. Questo provvedimento, nato per far fronte a esigenze di bilancio, ebbe un impatto diretto sull’architettura urbana.
I genovesi, conosciuti per la loro astuzia, trovarono un modo per aggirare la tassa: murare le finestre in eccesso o, meglio ancora, disegnarle sulle facciate. Questa scelta, oltre a ridurre il carico fiscale, contribuì a dare ai palazzi genovesi un aspetto unico. Ancora oggi, passeggiando tra i vicoli della città, si possono notare numerose finestre “finte” dipinte con cura sulle pareti degli edifici storici. Da questa pratica deriva anche il nome “imposte” per persiane e finestre, un termine che richiama l’idea di una tassa da pagare.
Il legame tra le “imposte” e le persiane aggiunge un ulteriore livello di fascino alla storia. Questi pannelli mobili, progettati per proteggere gli interni dal sole e per garantire privacy, venivano importati dai mercanti veneziani direttamente dalla Persia. Da qui deriva il loro nome, “persiane“, che richiama chiaramente la loro origine geografica.
Ma non è tutto: le persiane sono conosciute anche come “gelosie”. La leggenda narra che i mariti persiani le utilizzassero per osservare senza essere visti, controllando così le mogli. Questo uso discreto e un po’ intrigante ha dato origine a un altro termine che ancora oggi accompagna questi oggetti. Curioso pensare come una funzione così specifica possa essersi tradotta in un elemento del nostro linguaggio quotidiano.
Il termine “imposte” e la storia delle persiane ci ricordano come il linguaggio sia influenzato da contesti storici e culturali. Quello che oggi diamo per scontato, come un termine o un oggetto di uso comune, porta con sé le tracce di epoche passate, con tutte le loro complessità e curiosità. Le finestre finte di Genova e i pannelli persiani sono esempi concreti di come ingegno e necessità possano plasmare il mondo intorno a noi, lasciando un segno duraturo. Quando usiamo la parola “imposta” per riferirci a una finestra o una persiana, stiamo inconsapevolmente raccontando una storia di creatività fiscale e scambi culturali.
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