Brutta sorpresa per i pensionati nel 2025: molti potrebbero trovare diverse trattate sugli assegni. E’ l’INPS che si riprenderà delle somme erogate
Anno nuovo, vecchie pensioni. O quasi considerando il leggero aumento innescatosi nel 2025 con l’adeguamento per l’inflazione. Tale adeguamento, noto tecnicamente come perequazione, cercando di garantire un potere d’acquisto più stabile per chi vive di redditi fissi e viene applicata annualmente per allineare gli importi delle pensioni al costo della vita.
Ogni anno, infatti, il Governo calcola un indice di inflazione che determina l’entità dell’adeguamento, cercando di mantenere il valore reale delle pensioni il più possibile stabile. Tuttavia questo rialzo non è sempre sufficiente a compensare pienamente l’aumento dei prezzi, soprattutto per quei pensionati che vivono in aree dove il costo della vita è particolarmente alto. Inoltre la perequazione non è uguale per tutti: l’adeguamento può variare in base all’importo della pensione, con alcune categorie che potrebbero beneficiare di incrementi superiori rispetto ad altre.
Ma le oscillazioni delle pensioni, anno dopo anno, non dipendono solo d questo aspetto. Il sistema previdenziale, l’equilibrio tra i fondi statali e il numero di contribuenti, le riforme politiche e le scelte governative possono alterare profondamente la stabilità e l’entità degli importi. Ed è per questo che la perequazione diventa un elemento essenziale per garantire che le persone che vivono di pensione possano affrontare le sfide economiche quotidiane con maggiore serenità. Anche se non sempre l’obiettivo è centrato. E spesso da una parte vengono aggiunti e dall’altra tolti, per una vera e propria beffa per chi ha già lavorato una vita intera.
In questi giorni per esempio un messaggio proveniente dall’INPS ha destato sorpresa tra molti pensionati. L’ente sta infatti recuperando la somma di 200 euro che era stata erogata come indennità una tantum. Questo importo era stato inizialmente concesso in via provvisoria durante l’emergenza Covid, in attesa di un controllo sui redditi soggetti a IRPEF dell’anno 2021. E da tali verifiche sembra che, dopo aver effettuato i controlli sui redditi, l’INPS abbia riscontrato che il reddito di alcuni pensionati, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali, ha superato il limite di 35.000 euro, previsto per ricevere l’indennità.
Per questi anziani scatterà dunque il recupero nel 2025. E avverrà tramite una trattenuta di 50 euro dalla pensione mensile, a partire dalla prima rata utile. Se, per qualche motivo, non fosse possibile recuperare l’importo direttamente sulla pensione, il pagamento dovrà avvenire tramite pagoPA, un avviso di pagamento che verrà inviato successivamente.
Nel caso in cui pensiate che ci sia un errore o se avete delle informazioni che potrebbero cambiare la decisione, l’INPS invita a contattare i suoi uffici tramite il numero telefonico col call center o recandosi fisicamente in un ufficio. Ma la situazione, è chiaro, ha generato una crescente frustrazione tra molti pensionati, che si sono trovati a fronteggiare un processo di adeguamento che non avevano previsto e che, per certi versi, li ha colti impreparati.
L’incertezza legata alla mancanza di informazioni chiare in merito alla rivalutazione ha alimentato un senso di ingiustizia tra coloro che già da tempo vivono con redditi fissi e devono affrontare quotidianamente il caro vita. Il fatto che l’importo delle pensioni fosse legato ai redditi ufficiali, senza un preavviso adeguato, ha spiazzato tutti coloro che anni dopo si ritroveranno con soldi scalati dall’assegno. La sensazione è che questo aumento sia stato, in parte, solo una misura presa in extremis per placare le proteste sociali. Fumo negli occhi.
Fermo restando che misura è stata erogata proprio nel cuore di una delle crisi più gravi che l’Italia e il mondo abbiano affrontato negli ultimi decenni. E gli anziani, che costituiscono una parte vulnerabile della società, era proprio tra i più esposti e a rischio durante quegli anni. Dovevano essere protetti e rassicurati e invece sono stati beffati. Per 200 euro. Una cifra non significativa per le casse INPS, ma sì per ciascun pensionato che ha dedicato la sua vita a lavorare versando regolarmente i contributi e ritrovandosi tuttavia con una pensione con cui arriva a fatica a fine mese. Tutto molto ingiusto. E’ questo il messaggio che sta (giustamente) passando.
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