Sei solito commentare sui social? Prima di continuare dovresti sapere questo: rischi una multa salatissima

Spopola la denuncia del web: attenzione a cosa si commenta sui social, si rischia di dover risarcire l’utente.

Le parole pesano, eccome se pesano. Non importa se vengono pronunciate in una conversazione privata o scritte sui social: la legge è chiara e non perdona. Gli ultimi casi lo dimostrano con forza, e non sono solo questioni di burocrazia.

Ne ha discusso anche Selvaggia Lucarelli, mettendo sotto i riflettori la schermitrice Elisa Di Francisca, che ha deciso di dire basta agli insulti online. Di recente, la sportiva ha avviato una procedura legale di massa, puntando anche su chi pensava di nascondersi dietro profili falsi per aggredirla verbalmente.

Ma non è tutto. Il reportage delle Iene ha svelato un lato più inquietante: l’abuso di questa legge per trarre profitto dai commenti offensivi. Alcuni influencer, infatti, hanno trasformato gli insulti ricevuti in un vero business. E nel 2025, in un mondo dove il contegno sembra scomparire dietro una tastiera, nonché dove c’è denaro, c’è chi è pronto a sfruttare ogni occasione, è bene avere un occhio di riguardo. Ma facciamo chiarezza.

Social network, i commenti che possono costare caro

Nel contesto attuale, dove l’odio sembra dilagare, è fondamentale ricordare che ogni individuo ha il diritto di difendere la propria reputazione. Se le parole altrui diventano attacchi personali, queste possono sfociare in reati di diffamazione. E la diffamazione, regolata dal Codice Penale italiano, si verifica quando si offende l’onore o la reputazione di una persona in presenza di più individui.

Ragazzi sui social network
Social network, i commenti che possono costare caro – casertanotizie.com

I social, in tutto ciò, non sono esenti: quando un commento viene considerato diffamatorio, la vittima ha il diritto di chiedere un risarcimento, in alternativa a un procedimento penale che richiede la querela entro tre mesi dall’incidente. In alcuni casi, si può optare per una risoluzione amichevole, con una lettera di diffida inviata dall’avvocato, che include una richiesta economica per evitare il procedimento legale.

Il giudice, nel determinare l’entità del risarcimento, considera diversi fattori: la gravità dell’offesa, il mezzo usato (i social sono un’aggravante), la posizione sociale della vittima e l’impatto sulla sua vita privata e professionale. Le cifre di risarcimento variano, da un minimo di mille euro fino a punte più alte, che possono arrivare anche a 50mila euro, a seconda della gravità dell’offesa.

Ma alt, non tutti i commenti sui social sono automaticamente considerati diffamatori. Le parole come ‘co..ione’ o ‘tro.a’ sono sicuramente diffamatorie, mentre le critiche all’aspetto fisico rientrano nell’ambito del body shaming, un altro tipo di diffamazione. Anche le emoji denigratorie, come quelle che vomitano, se accompagnano un insulto, aggravano ulteriormente la situazione. Augurare il peggio, invece, non è reato, anche se i più superstiziosi potrebbero prenderla sul personale. La parola ‘Ignorante’? Se contestualizzata ad una lacuna culturale dell’individuo, non è considerata insulto.

Ovviamente, chi utilizza rispetto per il prossimo e buon senso, non dovrebbe cadere in queste situazioni controverse, talvolta viste come lecite, altre come tranello economico.

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