Anche nel caso in cui il datore di lavoro non avesse versato i contributi per diversi anni, il lavoratore può ottenerne il riscatto senza avere penalizzazioni sull’assegno pensionistico.
In Italia c’è una grande attenzione per la questione pensione, sia perché l’andamento odierno pone dinnanzi ad una prospettiva di allontanamento dell’ottenimento di questo sostegno economico, sia perché ci sono grandi difficoltà da parte di un’ampia fascia di lavoratori nell’ottenere una mansione fissa e uno stipendio adeguato al costo della vita.
La pensione dunque è vista come una soluzione da un lato ad una situazione lavorativa precaria o poco gratificante, dall’altro alla mancanza di fondi utili a coprire le spese necessarie (una volta raggiunta l’età della pensione si può in ogni caso continuare a lavorare e ottenere in questo modo un doppio compenso).
Per chi inizia a lavorare la pensione è un miraggio, non solo perché ci vorranno almeno 40 anni di lavoro prima di arrivarci, ma anche perché la precarietà e le scarse retribuzioni portano all’ottenimento di un assegno pensionistico insufficiente per mantenersi. Tutto questo discorso s’instaura chiaramente in un piano teorico in cui il datore di lavoro fa il suo e versa con regolarità i contributi dei dipendenti.
Nel caso in cui i contributi non fossero stati versati, infatti, non ci sarebbe nemmeno la base economica per creare la pensione. Anche in un caso drammatico come quello prospettato, tuttavia, in presenza di una documentazione – un contratto e delle buste paga – il lavoratore può rivalersi sul datore di lavoro e ottenere i contributi non versati.
La prima precauzione che ciascun lavoratore dipendente deve prendere è quella di controllare almeno annualmente il versamento dei contributi derivanti dal lavoro svolto. Per farlo adesso basta attivare un account sul sito dell’Agenzia delle Entrate e andare a controllare il proprio cassetto fiscale, in cui sono presenti tutti i contributi versati in nostro favore.
Se non sono stati controllati si può comunque inviare una segnalazione contributiva all’INPS per appurare che non vi siano periodi scoperti. Nel caso vi siano però degli ammanchi possono sorgere dei problemi, i contributi infatti scadono dopo 5 anni e se è passato questo lasso di tempo è più complesso ottenerli.
Nel caso in cui, infatti, i contributi mancanti rientrino nel range dei 5 anni l’INPS può rivalersi direttamente sul datore di lavoro che non li ha versati, superato quell’arco temporale non potrà più farlo. Il lavoratore danneggiato, tuttavia, può recuperarli con la costituzione di rendita vitalizia.
Al fine di ottenere questo riscatto dei contributi, il lavoratore dovrà presentare dei documenti che attestino l’esistenza di un rapporto lavorativo negli anni in cui manca la contribuzione e che certifichino i compensi ricevuti. Questo processo richiede diversi passaggi e sebbene sia effettuabile personalmente è bene rivolgersi ad un patronato o a un commercialista per evitare di compiere errori.
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