Negli ultimi anni, l’uso precoce e intensivo di smartphone e social media tra gli adolescenti è diventato un fenomeno sempre più diffuso.
Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato come questa tendenza possa avere ripercussioni negative sul rendimento scolastico dei giovani, specialmente tra coloro che provengono da contesti socioeconomici svantaggiati.
Una ricerca pionieristica condotta dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia e altre istituzioni, ha analizzato l’impatto dell’accesso precoce alle tecnologie digitali sulle disuguaglianze educative. Lo studio, denominato EYES UP (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance), ha coinvolto 6.609 studenti delle classi seconda e terza delle scuole secondarie di secondo grado in Lombardia.
I risultati hanno mostrato che l’uso precoce di smartphone e social media incide negativamente sulle competenze scolastiche, in particolare in lingua italiana e matematica. Gli studenti che hanno iniziato a utilizzare i social prima dei 12 anni hanno registrato una diminuzione delle performance scolastiche rispetto a coloro che hanno iniziato più tardi.
Lo studio ha evidenziato come gli studenti provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati siano più esposti ai rischi dell’iperconnessione. L’accesso precoce e non regolamentato alle tecnologie digitali può amplificare le disuguaglianze educative, poiché questi studenti potrebbero non disporre delle risorse o del supporto necessari per gestire in modo equilibrato l’uso dei dispositivi digitali. Di conseguenza, l’iperconnessione può tradursi in una riduzione del tempo dedicato allo studio e ad altre attività formative, compromettendo ulteriormente il rendimento scolastico.
Oltre all’impatto sul rendimento scolastico, l’uso intensivo di smartphone e social media può influenzare la salute mentale e il comportamento degli adolescenti. Problemi come ansia, depressione e difficoltà nel comportamento non sembrano migliorare con la semplice proibizione dei dispositivi durante l’orario scolastico. Uno studio condotto nel Regno Unito ha rilevato che la proibizione dell’uso dei telefoni cellulari in classe non ha migliorato il rendimento, il comportamento o la salute mentale degli studenti. Questo suggerisce che le politiche restrittive potrebbero non essere sufficienti a ridurre il tempo totale di utilizzo degli schermi e delle reti sociali tra gli adolescenti.
La Generazione Z, composta da individui nati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2010, è la prima ad aver avuto accesso a Internet sin dalla prima infanzia. Questa esposizione precoce alla tecnologia ha portato a un uso massiccio di dispositivi digitali, con implicazioni sia positive che negative. Se da un lato la tecnologia offre opportunità di apprendimento e connessione, dall’altro può portare a una dipendenza tecnologica e a una mancanza di autoregolamentazione, influenzando negativamente lo sviluppo e l’apprendimento dei giovani.
Alla luce di queste evidenze, è fondamentale che genitori, educatori e responsabili politici adottino misure per promuovere un uso equilibrato e consapevole delle tecnologie digitali tra gli adolescenti. Educare i giovani a un utilizzo responsabile degli smartphone e dei social media, stabilire limiti di tempo e incoraggiare attività alternative può contribuire a mitigare gli effetti negativi dell’iperconnessione. Inoltre, è essenziale fornire supporto e risorse adeguate agli studenti provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati, per garantire che l’accesso alle tecnologie digitali non amplifichi le disuguaglianze educative esistenti.
In conclusione, sebbene la tecnologia faccia parte integrante della vita quotidiana dei giovani, è cruciale monitorarne l’uso per assicurare che non interferisca con il loro sviluppo educativo e personale. Promuovere un equilibrio tra l’uso delle tecnologie digitali e altre attività formative e ricreative può contribuire a garantire il benessere e il successo scolastico degli adolescenti.
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