Beni di interesse archeologico sequestrati: ex soprintendente smentisce Mario Pagano

Caserta (di Giovanni Maria Mascia). L’ipotesi che i beni di interesse archeologico sequestrati al sovrintendente Mario Pagano fossero frutto di donazioni o oggetto di studio è stata fortemente smentita questa mattina dalla dottoressa Teresa Elena Cinquantaquattro, ex soprintendente e attuale segretaria generale del Ministero della Cultura della Campania, sentita dai giudici della Seconda Sezione, collegio c, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Antonio Riccio, nel processo a carico del sovrintendente dei beni archeologici, belle arti e Paesaggio di Caserta e Benevento.

La dottoressa Cinquantaquattro è stata chiamata a deporre dal Pubblico Ministero nella vesti di consulente tecnico ed ha detto che in caso di donazione da parte di un privato si è soliti seguire un protocollo che prevede la redazione di un verbale con l’inventario dei beni per accertarne innanzitutto la provenienza, allo stesso tempo ha sostenuto che non è previsto che un sovrintendente possa detenere a casa propria i beni per motivi di studio, ipotesi non contemplata, la consulente ha chiarito che i reperti archeologici vanno comunque custoditi nei depositi della Sovrintendenza quando sono oggetto di studio o osservazione, in rare eccezioni è previsto un verbale per le comunicazioni. La dottoressa Cinquantaquattro ha spiegato che dal 1909 la legge stabilisce che i beni d’interesse archeologico appartengono allo Stato.

Il PM ha chiamato a deporre come teste dell’accusa anche il capitano Croce del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri che si occupò della perquisizione e dell’arresto del dottor Pagano. Il capitano ha ripercorso le fasi dell’accertamento eseguito dai suoi uomini in borghese sia nell’abitazione che nello studio del sovrintendente. Furono sequestrati dipinti, reperti archeologici, ampolle, vasi e volumi antichi, settantotto monete e anche statuine in avorio il cui commercio è vietato per legge in nome della difesa delle specie protette. I militari dell’Arma trovarono dopo lunghe ricerche una copia delle chiavi dell’ufficio del dottor Pagano.

L’istruttoria dibattimentale è stata rinviata al dodici settembre per escutere gli altri testimoni della pubblica accusa.

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