San Felice a Cancello. In accoglimento dello specifico motivo di ricorso redatto dal cassazionista Dario Vannetiello, la Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del Procuratore Generale, ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo pronunziata dalla Corte di assise di appello di Napoli in data 27.09.23 nei confronti di Marotta Michele.
Costui era accusato di aver commesso l’omicidio della propria moglie, Tedesco Maria, fatto avvenuto in San Felice a Cancello l’11.11.2020. La ragione della violenza risiedeva nella volontà della donna di interrompere la relazione per essersi innamorata di un altro uomo. L’imputato confessò il delitto nella immediatezza telefonando ai carabinieri dopo aver esploso i colpi di pistola mortali. L’omicidio veniva ritenuto aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione.
La sentenza di condanna in primo grado fu quella di anni 26 e mesi 6 e fu pronunziata dalla Corte di assise di Santa Maria Capua Vetere in data 21.02.22. Tale sentenza fu appellata dal PM ed in secondo grado la pena inflitta fu il carcere a vita.
Oggi la Corte di cassazione, condividendo le ragioni giuridiche introdotte dal cassazionista Vannetiello ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna all’ergastolo rideterminando la pena in anni 26 e mesi 6 di reclusione grazie ad un vero cavillo giuridico: l’impugnazione del Pubblico ministero, accolta in appello, avrebbe dovuto essere dichiarata inammissibile perché il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate.
E così è stato cancellato il fine pena mai dal certificato di detenzione di Michele Marotta.