Ha investito e ucciso un povero anziano che procedeva tranquillamente per la sua strada in bicicletta all’estrema destra della carreggiata, guidava un’auto non assicurata ed è anche fuggito abbandonando la vittima al suo destino, ma ora dovrà risponderne a processo. Si avvicina il momento della giustizia per i familiari di Umberto Pariselli, l’ottantunenne di Cassino, in provincia di Frosinone, rimasto vittima di un tragico incidente stradale aggravato dalla pirateria stradale il 25 agosto 2020, poco prima delle 19, sulla Statale 430 “Valle del Liri”, nella frazione cassinate di San Cesareo.
Nell’udienza preliminare tenutasi mercoledì 3 novembre 2021, avanti il Gup del Tribunale di Cassino, dott.ssa Alessandra Casinelli, come da richiesta del Pubblico Ministero della Procura, dott.ssa Marina Marra, l’investitore, subito individuato dai carabinieri, Eugenio Del Primo, 59 anni, di Rocca D’Evandro (CE), è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio stradale aggravato dal fatto di non essersi fermato a prestare soccorso dandosi alla fuga. L’imputato ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato. Nonostante l’evidenza del quadro probatorio a suo carico, fatto che non ha mancato di destare ulteriore amarezza nei congiunti dell’anziano, il “pirata” attraverso il suo legale ha cercato in ogni modo di alleggerire la sua posizione – rischia una pena pesante -, condizionando la richiesta dell’abbreviato al conferimento di una perizia cinematica per ricostruire la dinamica del sinistro, ritenuta invece, evidentemente, già chiara più che a sufficienza dal giudice, che ha rigettato l’istanza. Gli è stata invece concessa l’unica “condizione” di poter escutere una testimone. La prima udienza del processo è stata fissata al 26 gennaio 2022, alle 13, in Tribunale a Cassino, sempre avanti la dott.ssa Casinelli, e potrebbe già essere pronunciata la sentenza.
Pariselli stava rincasando sulla sua bici e procedeva su via valle del Garigliano (tratto della SS430) in direzione San Vittore-Rocca d’Evandro; com’è stato accertato, pedalava completamente a destra a cavallo della linea che delimita la carreggiata, più in là non si poteva andare: lungo quel tratto stradale da un lato vi è il fossato, dall’altro le recinzioni delle case. Ma nonostante questa condotta irreprensibile, e nonostante fosse ancora chiaro, alle 7 di una serata d’estate, l’imputato, che viaggiava nella stessa direzione alla guida della sua Fiat Punto, all’altezza del civico 6 lo ha inopinatamente tamponato, caricandolo sul cofano e poi scaraventandolo sull’asfalto: la conducente e la passeggera di una vettura che sopraggiungeva (dopo) nello stesso senso di marcia hanno riferito di aver visto una sagoma “volare”. Per il pensionato, che ha battuto violentemente il capo contro la vettura (ha sfondato il parabrezza) e poi al suolo, non c’è stato nulla da fare: al loro arrivo i sanitari del 118, dopo inutili tentativi di rianimazione, hanno dovuto costatarne il decesso.
L’investitore inizialmente si era fermato ed era sceso dalla macchina, ma vi è risalito dopo neanche 20 secondi, come emerge dai filmati di una telecamera privata di un civico vicino acquisite dagli inquirenti. E’ ripartito e si è dileguato. I Carabinieri di Cassino, subito intervenuti, e che i familiari di Pariselli, così come Studio3A che li assiste, ci tengono ancora oggi a ringraziare per gli sforzi profusi, si sono tuttavia messi immediatamente sulle tracce del pirata, agevolati anche dal fatto che, tra quanti, residenti e automobilisti di passaggio, si erano invece fermati a soccorrere la vittima allertando i soccorsi, alcuni lo avevano visto e pure riconosciuto, abitando a soli tre chilometri di distanza.
I militari a tempo di record l’hanno raggiunto a casa, trovando puntualmente la sua vettura pesantemente danneggiata, e che peraltro aveva nascosto e occultato nel retro dell’abitazione, coprendo la targa e il posteriore con una tapparella. A quel punto l’uomo non ha potuto che ammettere le proprie colpe, sostenendo di non aver visto il ciclista e giustificando la sua grave condotta culminata con la fuga e l’omissione di soccorso per lo spavento provato “avendo visto del sangue e sentito delle urla”. Non bastasse, i carabinieri hanno scoperto che la Punto era anche priva di copertura assicurativa e non per dimenticanza: Del Primo lo sapeva bene, ma, ha spiegato, “il veicolo mi serviva per andare al lavoro”. Un’ulteriore violazione che ha costretto Studio3A-Valore S.p.a. – società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, cui i familiari di Pariselli, attraverso il responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli, si sono affidati per essere assistiti – a rivolgersi al Fondo di Garanzia per le vittime della strada per risarcirli.
Il cinquantanovenne, in virtù dell’estrema gravità dei fatti commessi, inizialmente è stato anche tratto in arresto e sottoposto alla misura restrittiva dei domiciliari (poi tramutata nell’obbligo di firma) e, alla chiusura delle indagini preliminari, il Pm titolare del procedimento penale, dott.ssa Marra, ne ha chiesto e ora ottenuto il rinvio a giudizio. La moglie e i figli del signor Umberto chiedono una risposta forte dalla giustizia penale: non vendetta, ma una pena congrua al terribile fatto commesso ai danni del loro congiunto, che ha avuto l’unico torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che non meritava quel tragico destino e di essere abbandonato agonizzante sul ciglio di una strada dal suo investitore.