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Il Mostro di Alvignanello. Che cosa è accaduto ad Alvignanello tra il 2019 e il 2020? Il racconto di Vincenzo Tufano

Ruggiti nella notte, occhi luminescenti nel buio, avvistamenti di una gigantesca creatura umanoide dalle fattezze di un grosso rettile. Che cosa è accaduto ad Alvignanello, piccolo paese del casertano, tra il 2019 e il 2020? Analizziamo alcuni aspetti di questa storia di cronaca veramente intrigante, che cela ancora molti misteri.

Vincenzo Tufano, studioso di criptozoologia e titolare del caso in questione, dichiarò di essersi imbattuto, in un tardo pomeriggio del 3 maggio del 2020 nella misteriosa presenza, riuscendo a fotografare d’istinto alcune parti del suo corpo: gambe gigantesche, muso allungato, altezza fuori dal comune e aculei possenti lungo tutto il corpo, come se avesse un’ armatura. ”Non auguro a nessuno di imbattersi in una creatura così assurda e inverosimile”, dichiarò Tufano all’indomani dell’avvistamento. Simili accadimenti coinvolsero anche altri testimoni di Alvignanello, allevatori e contadini. Un anno prima un cittadino del vicino paese di Ruviano, di ritorno a casa in auto, avvista e segnala, in piena notte, una strana e ingombrante creatura bipede che attraversa la strada. Nello stesso istante anche i componenti di una seconda vettura (che sopraggiunge dalla parte opposta) vedono l’essere che si dirige verso i campi limitrofi. In quei giorni si raccontavano di schieramenti di elicotteri ”in assetto di cattura”, che orbitavano sulle colline tra Alvignanello e Ruviano, provvisti di enormi gabbie luminose sotto le carlinghe. Le foto dei cittadini confermeranno poi questa versione dei fatti.

”Qui si raccontano storie sui Draghi e mostri leggendari”, narrano alcune ”voci di popolo” ”e le stesse autorità sono a conoscenza di queste manifestazioni inusuali”.

Oltre ad essere stato uno dei testimoni oculari del caso, Vincenzo Tufano si avvalse anche della competenza delle Autorità Locali e Forestali, di Zoologi e dell’esperto analista ( in foto e video audio) Carmine Silvestri.

Vincenzo Tufano racconta come le autorità non seppero identificare le impronte della misteriosa creatura, e associarle ad animali noti, durante una delle tante indagini nei boschi di Alvignanello. Secondo Vincenzo Tufano lo studio della criptozoologia dovrebbe essere affrontato secondo un approccio scientifico, finalizzato alla ricerca di prove materiali e concrete grazie all’ausilio di esperti nei vari settori di indagine (Veterinari, Zoologi, Carabinieri Forestali, ecc). Dallo studio delle impronte al suolo del cosiddetto ”Mostro di Alvignanello” si è potuto evidenziare una tendenza al bipedismo e alla locomozione plantigrada. Anche se in alcuni casi tendeva a deambulare su quattro zampe ( dai calchi si può notare che le zampe anteriori sono molto più larghe e meno lunghe di quelle posteriori). Le dimensioni e la presenza di tre artigli con un foro/sperone posteriore, esclude che si tratti di un animale noto. Secondo quanto appurato, questo ”animale” avrebbe la duplice natura sia anfibia che terrestre, essendo stato avvistato e fotografata sia nelle acque del fiume Volturno, e sia tra le campagne e i boschi di Alvignanello, distante dai corsi d’acqua.

La sostanza biologica squamosa con caratteristiche mutanti rinvenuta nei pressi del fiume Volturno, poi classificata come il rivestimento esterno della creatura, potrebbe far pensare a un animale che è stato alterato nel suo normale processo evolutivo, forse un rettile. Oppure un esperimento di ingegneria genetica di alto livello. Analisi chimico/biologiche appurarono che i brandelli di pelle del mostro, se sottoposti ad alte temperature, mutavano il loro colore base, dal verde scuro a un ”azzurro sporco”.

Anche molti pescatori dichiararono di aver trovato, durante le loro attività di pesca, misteriosi brandelli di una pelle spessa e carnosa lungo le sponde del fiume Volturno, e alcuni residui anche in acqua, come se un animale di grossa taglia avesse disperso il suo rivestimento esterno per cause ignote. A completare lo scenario, esacerbando ancor di più l’atmosfera, carcasse di animali selvatici dilaniate sia a terra che in acqua. Si trattava di volpi, ma soprattutto cinghiali, con segni di morsi non coerenti con fauci di animali noti. E quelle impronte enormi, proprio lì, nei pressi dei pochi resti rimasti.

Lo stesso Tufano recuperò parte del piano mascellare di uno dei cinghiali predati, per sottoporlo a uno studio scientifico veterinario. Lungo questo asse anatomico furono ritrovati due fori da morso di dimensioni tali da non poter essere associati ad attacchi di animali noti. Un esperto di zoologia, analizzando tutte le foto della creatura, le testimonianze, le sue impronte e il materiale biologico arrivò all’ unica ipotesi logica, asserendo quanto segue:

”In base alle prove a disposizione è possibile che l’entità animale avvistata ad Alvignanello e Ruviano sia un coccodrillo preistorico di dimensioni colossali, che deambula in posizione eretta come un uomo, della specie Batrachopus grandis, erroneamente ritenuto estinto e rifuggiatosi in determinate nicchie ecologiche, oppure più verosimilmente un rettile modificato tramite tecniche di clonazione o ingegneria genetica clandestina non etica” gestito da qualcuno.

Quale sia la vera natura di questo animale per ora non è dato saperlo. Sarebbe però importante cercare di giungere a una verità, per aprire le porte, forse, a una potenziale scoperta scientifica, una delle più importanti nel settore della criptozoologia mondiale.

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