Gli Ermellini della 2^ Sezione della Corte di Cassazione hanno confermato il verdetto pronunciato dalla Corte di Appello di Napoli per i reati di estorsione ambientale e usura, aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso, nei confronti di Francesco Mastroianni, 63enne di Recale condannato a 12 anni di reclusione; Andrea Mastroianni, 43enne di Castel di Sasso condannato a 11 anni; Michele Mastroianni, 50 anni di Recale condannato a 2 mesi e sei mesi; Luigi Lazzerotti, 47enne di Recale condannato a 2 anni di reclusione. Per Luigi Noia, 59enne di Recale, rappresentato dagli avvocati Nicola Musone e Angelo Raucci, condannato in Appello a 15 anni e 15 giorni di reclusione, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dei difensori disponendo il rinvio degli atti in Corte d’Appello per il ricalcolo della pena.
Secondo quanto ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli i cinque, a vario titolo, con minaccia consistita nell’avvalersi della forza intimidatrice imposta sul territorio di Recale e comuni limitrofi dal clan Perreca avrebbero costretto i titolari di esercizi commerciali della provincia di Caserta a sottoscrivere contratti di acquisto di gadget pubblicitari. L’attività investigativa venne avviata nel 2015 dai carabinieri della stazione di Macerata Campania grazie al ritrovamento presso l’abitazione di Francesco Mastroianni del libro mastro e portò alla luce l’impianto delle attività estorsive ed usurarie contestate agli imputati con l’individuazione del ruolo di ciascuno di loro.
In particolare, Francesco Mastroianni curava la contabilità, convocava a sé le vittime (ben 10 accertate negli anni 2013 – 2016), si occupava personalmente dell’approvvigionamento del materiale pubblicitario. Andrea Mastroianni costringeva all’acquisto dei gadget pubblicitari – quali casacche per incontri di calcio, penne, accendini, ombrelli, ceneriere, calendari con importi che andavano dai 200 ai 1.400 euro – i titolari di esercizi commerciali aventi sede prevalentemente a Recale.
L’imposizione non riguardava solo la compravendita di gadget pubblicitari ma anche regalie in generi alimentari come accadde nel dicembre 2015 quando gli imputati costrinsero un esercente a corrispondergli beni alimentari (in particolare carne ovina) per circa 100 euro.
In una occasione Francesco ed Andrea Mastroianni costrinsero il titolare di una serigrafia di Recale a corrispondergli delle somme di denaro pari al 10% dell’imponibile del prodotto fatturato relativo al materiale pubblicitario realizzato o venduto ai commercianti già precedentemente circuiti, costringendo la vittima a sottoscrivere un contratto di collaborazione occasionale fittizio relativo alla vendita di gadget pubblicitari.
Francesco e Andrea Mastroianni con la complicità di Michele Mastroianni, Luigi Noia e Silverio D’Aria imposero a 3 esercenti sotto intimidazione dell’appartenenza al clan Perreca, di accettare in maniera fittizia il risarcimento di un danno subito simulando così di accettare la somma di 1000 euro cadauno che le 3 vittime dovevano immediatamente corrispondere a Luigi Noia.