La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, con il Pubblico Ministero delegato, continua le indagini le indagini sulla morte della signora 55enne di Marcianise l’insegnante Raffaella Maietta, investita da un treno giovedì scorso 5 maggio suo binari della stazione ferroviaria di Marcianise; dai primi accertamenti della Polfer sembrava che si trattasse di suicidio, ma ora incominciano a sorgere dubbi e perplessità da parte degli inquirenti. I familiari della professoressa non hanno mai creduto a tale ipotesi, e hanno così nominato gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo per farsi assistere, in considerazione che la magistratura ha aperto un fascicolo per presunto istigazione al suicidio.
Le attenzioni degli inquirenti punta sul cellulare della donna, che è stato sequestrato dalla Polfer nelle ultime ore, decisivo a ricostruire cosa sia avvenuto nelle due ore “decisive”, dalle 6.30 di mattina, quando la donna è rimasta sola a casa dopo che il marito è uscito per lavoro (i figli lavorano da anni lontano dalla Campania), alle 8:45, quando è avvenuto il dramma.
Quali sono state le ultime telefonate fatte e ricevute dalla signora e quali siano stati i messaggio ordinari e WhatsApp scambiati dalla professoressa e con chi.
E gli interlocutori una volta individuati saranno interrogati dagli inquirenti.
Intanto sono stati sentiti i medici che hanno avuto in cura Raffaella, in particolare è stato sentito un noto neurologo casertano per saperne di più e in particolare per conoscere le reali condizioni di salute della donna.
In buona sostanza per avere la conferma di quanto dichiarato dal marito Luigi il quale ha sempre parlato di un semplice stato d’ansia della moglie che non ha mai messo in atti tentativi di suicidio né ha mai parlato di atti di autolesionismo su sé stessa.
Top secret su quanto hanno hanno dichiarato i medici agli inquirenti che stanno procedendo ad ascoltare altri testimoni diretti o indiretti dell’accaduto. La vicenda continua a tingersi di giallo: compare un’amica di Raffaele, di cui non si conosce il nome, che viaggiava sempre con lei e stranamente quel giorno non era andata in stazione. Perché non è andata ? Resta il mistero. Sull’inchiesta c’è comunque il massimo silenzio dell’Ufficio di Procura e dei legali della famiglia della povera Raffaella.