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Cronaca

Picchiavano la mamma per i soldi della droga, in manette due fratelli

Nella mattinata di martedì scorso, ad epilogo di complesse indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e condotte da personale del Commissariato di P.S. di Aversa, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due fratelli, rispettivamente di 33 e 36 anni, entrambi residenti in Aversa, in quanto gravemente indiziati dei delitti di maltrattamenti in famiglia, estorsione e lesioni personali aggravati.

Le indagini traevano spunto dalla denuncia presentata lo scorso 6 giugno dalla madre dei due giovani la quale, al culmine della disperazione si era rivolta ai poliziotti del Commissariato di Aversa svelando le insistenti e, pressoché, quotidiane vessazioni cui la sottoponevano i figli al fine di indurla a dargli il denaro per l’acquisto di stupefacenti di cui entrambi sono abituali assuntori.

Le indagini, che si concentravano sugli ultimi due anni, in particolare da quando uno dei due figli era stato scarcerato dopo un periodo di detenzione scontato per analoghe condotte, svelavano le continue azioni violente, vessatorie ed intimidatorie consumate in danno della donna che aveva riferito agli investigatori dei numerosi episodi in cui era stata strattonata, percossa con calci, schiaffi e pugni oppure offesa, ingiuriata o minacciata di distruggere tutte le suppellettili dell’abitazione, come effettivamente avvenuto in più di una circostanza, al fine di costringerla a cedere alle pretese criminali dei fratelli.

La vittima raccontava anche di come avesse sempre tentato di opporsi alle sopraffazioni, sostenuta dal marito e da un terzo figlio, ma di avere poi ceduto per il timore di più gravi conseguenze, elargendo il poco di cui disponeva anche perché i due figli non avevano esitato, nel corso del tempo, ad impossessarsi ed a vendere ogni oggetto di valore presente nell’abitazione.

Quindi, sulla scorta di un univoco e grave quadro indiziario, la Procura della Repubblica formulava all’Ufficio del G.i.p. la richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere, perché solo essa poteva ritenersi adeguata ad evitare il pericolo di reiterazione da parte degli indagati, di condotte criminose della stessa specie ed altresì idonea a impedire, attraverso l’allontanamento dall’abitazione familiare, eventuali condotte intimidatorie finalizzate all’inquinamento delle prove acquisite.

Uno dei due destinatari della misura, da alcuni giorni irreperibile, è stato rintracciato sul litorale domitio presso l’abitazione di un conoscente.

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