L’allarme recentemente lanciato da autorevoli quotidiani, da ultimo: La Repubblica del 25 agosto scorso, circa la pesante scopertura dell’organico presso i nostri Tribunali è lo specchio di una vera e propria paralisi dell’amministrazione giudiziaria e dell’allungamento della durata dei giudizi cui non sembra abbia conferito valido rimedio l’introduzione del c.d. Ufficio del processo voluto dalla riforma Cartabia.
Si tratta di tempi lunghi – sostiene l’Avv. Mario Romano, presidente emerito dell’Ordine Forense di S.Maria Capua Vetere e autore del libro “La (ragna)tela di Penelope” in cui descrive casi di “Ritardocrazia processuale” – da noi interpellato sull’argomento – che divengono spesso motivo di ulteriore aggravamento allorché riguardano errori giudiziari, le cui conseguenze ricadono sul cittadino incolpevole. Un esempio di tali casi – continua Romano – è quello occorso ad Alfonso Bolognese, maresciallo dei Carabinieri, comandante della Stazione dell’Arma di Castelvolturno, arrestato e incarcerato nel lontano 2008 perché accusato da un collaboratore di giustizia, successivamente smentito, di favoreggiamento della latitanza di un pregiudicato.
Il dramma dell’uomo è stato reso noto, nei giorni scorsi, in Tv dal giornalista Salvo Sottile nella popolare trasmissione di Rai2 “I Fatti vostri”, durante la quale Bolognese, con l’aiuto del suo difensore Avv. Raffaele Crisileo, che lo ha assistito per tutta la lunga odissea giudiziaria, ha ripercorso le fasi di questa vicenda che ha infangato la sua dignità di servitore dello Stato e quella della sua famiglia, con una ferita ben difficilmente rimarginabile.
La vicenda – che per molti versi ricorda quella del compianto Enzo Tortora – si è snodata nei tre gradi di giudizi ed infine, dopo la cassazione, in quello di revisione, per una durata complessiva di quattordici anni, al termine dei quali il sottufficiale, dopo lunghi anni di detenzione, è stato completamente prosciolto e – purtroppo in età prossima al pensionamento – riassunto in servizio, peraltro senza il grado superiore cui avrebbe avuto diritto.
“Ho avvertito la necessità di narrarne i particolari – ha affermato Bolognese, rispondendo alle domande di Salvo Sottile – affidando il mio diario alla penna del mio Legale che, con la sua capacità di raffinato giurista, lo ha trasfuso in un libro che uscirà nei prossimi giorni con il titolo “Vittima innocente”. Tengo a chiarire che la mia iniziativa è mossa unicamente dal desiderio di far sì che la descrizione dei fatti, lungi da qualsivoglia risentimento nei confronti di coloro che, in buona fede, sono incorsi in errore, valga a scongiurare per il futuro il ripetersi di tali errori.”
“Da parte mia – ha concluso l’avvocato Crisileo – accanto alla doverosa opera professionale profusa per il trionfo della verità fattuale e processuale, ho inteso conferire all’amico Bolognese il mio sincero supporto umano, trasferendo in pagine scritte i giorni di un tormento la cui durata, come purtroppo accade anche a causa della carenza numerica dei giudici, ha travalicato quella ragionevole che, com’è noto, non dovrebbe eccedere i sei anni complessivi per i tre gradi di giudizio”.
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