Clan Ligato, così Jr e i fratelli avevano preso di nuovo in mano la “Svizzera del clan”

Pignataro Maggiore. Le indagini della DDA di Napoli e dei carabinieri di Capua che hanno portato all’emissioni di provvedimenti di carcerazione per i tre figli del capoclan della camorra casertana, egemone in Pignataro Maggiore (la cosiddetta “Svizzera del clan”) e zone contigue, Raffaele Ligato, morto nel carcere di Opera (Milano) all’età di 74 anni, il 22 ottobre scorso dopo anni passati al 41bis, si sono concentrate in particolare su due episodi estorsivi e un’aggressione avvenuta in strada.

La prima estorsione, per la quale rispondono Ligato jr Pietro e i fratelli Antonio e Felicia, è stata commessa ai danni di un imprenditore titolare di un’azienda di pompe funebri, costretto a pagare a titolo di tangente somme periodiche di 3mila euro.

Pietro Ligato risponde invece di una seconda estorsione realizzata nei confronti di un imprenditore che aveva acquistato all’asta una cappella gentilizia una volta appartenuta proprio ai Ligato, ma che a questi ultimi era stata sequestrata: il nuovo boss del clan Ligato, da accertamenti conclusi dai Carabinieri, avrebbe preteso la restituzione del bene o 18mila euro in contanti.

Sempre Pietro Ligato con l’altro indagato Fabio Papa risponde anche dell’aggressione con spray urticante e tirapugni di un 56enne, avvenuto nel centro di Pignataro, e commessa con lo scopo di riaffermare il predominio dei Ligato sul territorio.

I carabinieri hanno effettuato stamani anche delle perquisizioni a casa di Ligato jr e Papa, rinvenendo e sequestrando proprio il tirapugni e una bomboletta di spray, e tanti strumenti altamente tecnologici, come due droni professionali del valore di oltre cinquemila euro, di cui uno con telecamera termica per uso notturno, uno smartphone, un micro telefono, apparecchiature ricetrasmittenti, un disturbatore di frequenze radio digitali multiplo e varie batterie, anche di grandi dimensioni.

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