Caserta. Gli arresti di nove tifosi protagonisti degli scontri di Pagani, dove domenica per il match di serie D tra i locali della Paganese e la Casertana si è rischiata la tragedia quando un bus dei supporter ospiti è stato assaltato con sassi e dato alle fiamme, non spengono le polemiche e la rabbia a Caserta.
Dei 150 tifosi rossoblù arrivati a Pagani una buona metà, impaurita e sotto choc, è tornata a Caserta senza assistere alla gara e ora aspetta che “la Paganese, come è giusto che sia – dice Massimo Vecchione, responsabile marketing della Casertana – rimborsi i biglietti a coloro che non per loro colpa non hanno assistito al match. La Paganese, dopo aver condannato quanto accaduto, avrebbe già dovuto risolvere il problema, per rispetto dei tifosi e dei loro sacrifici“.
“Bene gli arresti” – dicono dunque molti tifosi a Caserta, ma il pensiero torna sempre a quei terribili minuti in cui “si è consumato un assalto premeditato che poteva finire in tragedia” racconta Vecchione, che domenica era in auto al seguito del bus dato alle fiamme.
“C’erano pochi carabinieri a scortare i due bus e le auto dei tifosi della Casertana” – sottolinea il dirigente rossoblù. “Ci hanno fatto uscire ad Angri sulla Napoli-Salerno, cambiando il percorso pubblicizzato, e ci hanno preso in consegna tre mezzi dei carabinieri mentre non c’erano pattuglie della Polizia di Stato, se non quella della Questura di Caserta al nostro seguito. Giunti ad una rotonda a non molta distanza dallo stadio di Pagani, i tifosi ospiti hanno iniziato a colpire i bus con delle pietre che hanno sfondato dei finestrini; peraltro anche da qualche balcone venivano lanciati oggetti verso i bus e le auto. Poi è stata la volta dei fumogeni, qualcuno entrato nell’abitacolo del bus dai finestrini rotti“.