Santa Maria Capua Vetere. Prime richieste di condanna per gli agenti della Penitenziaria imputati nel processo per i pestaggi dei detenuti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 per sedare una rivolta. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha infatti chiesto sei anni di reclusione per l’agente Angelo Di Costanzo e tre anni e otto mesi per l’agente Vittorio Vinciguerra, imputati per i reati di lesioni, abuso di autorità e tortura. Per Vinciguerra la tortura è stata contestata in relazione ad un episodio avvenuto il 10 marzo 2020, ovvero quasi un mese prima dei pestaggi.
I due poliziotti penitenziari sono stati gli unici a scegliere la strada dell’abbreviato, rito che comporta uno sconto di pena in caso di condanna ma non permette l’acquisizione di nuove prove e si basa solo su quelle raccolte durante le indagini; altri 105 imputati, tra agenti, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e medici dell’Asl, stanno invece sostenendo il processo con rito ordinario che si sta svolgendo nell’aula bunker (prossima udienza l’8 marzo) annessa al carcere delle violenze, la stessa dove si sta celebrando il processo abbreviato.
Contro i due agenti si sono costituite come parti civili decine di detenuti vittime dei pestaggi; e come nel processo ordinario, anche per questo abbreviato il Ministero di Grazia e Giustizia compare nella doppia veste di parte civile, legittimato dunque a chiedere un risarcimento ai due agenti, e di responsabile civile, che in teoria potrebbe essere chiamato a risarcire alle altre parti civili i danni nel caso in cui i due poliziotti, suoi dipendenti, non avessero le risorse per pagare dopo l’eventuale condanna.