Mondragone (di Lucio Seneca). Un tribunale della Sorveglianza di una città del Nord Italia, dovrà decidere il prossimo maggio se accogliere o meno la richiesta di un pubblico ministero che si è opposto ad un permesso premio di 9 ore concesso lo scorso dicembre all’ex boss dei “Chiuovi” di Mondragone, Augusto La Torre, dallo stesso Tribunale.
La Torre, in carcere dal 1996 con uno status di dissociato ma destinatario dei benefici dei collaboratori di giustizia per aver fatto luce su una cinquantina di omicidi, aveva già beneficiato di permessi premi alcuni anni fa per incontrare i suoi familiari. Allo stato, dopo varie reclusioni nei penitenziari di Campobasso, Ivrea e altre regioni, si trova in un carcere del Nord Italia.
A dicembre scorso il Tribunale di Sorveglianza competente gli concesse un permesso in una struttura protetta per nove ore ma la Procura si è opposta e pertanto è stata fissata una udienza per la decisone che sarà celebrata il prossimo maggio.
Il boss psicologo 62enne, da 27 anni in carcere, «pentito ibrido», era uscito dal programma di protezione per le sue violazioni al codice di comportamento negli anni scorsi e liberato dal 41bis al quale era stato sottoposto fino al 2011.
L’ultima condanna all’unico ergastolo (ma c’è una udienza ancora da celebrare in Cassazione) per la strage di Pescopagano è arrivata nel 2019 e gli ha impedito di arrivare al fine pena avendo beneficiato di sconti nella sua qualità iniziale di collaboratore. Nel 2003 la prima revoca della protezione per una estorsione ordinata dal carcere all’imprenditore della mozzarella scomparso, Mandara, a sua volta accusato – senza successo – di aver creato l’impero grazie a La Torre.
Il clan dei Chiuovi è stato smantellato negli anni ed ha avuto anche collegamenti con la Scozia dove vivono alcuni parenti che furono titolari di un ristorante e altre attività ittiche. Augusto la Torre è anche autore del libro ‘Il Camorfista’ termine che raccoglie le parole ‘camorrista’ e mafioso e discuterà una tesi di laurea la prossima estate sulla camorra ‘mafizzata’ casertana.