Caserta (di Lucio Seneca). La sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione – presidente Anna Petruzzellis – ha annullato la sentenza di condanna a 1 anno di reclusione per un militare accusato con altri commilitoni di spacciare cocaina all’interno della Caserma Garibaldi.
In particolare, il processo per uno dei militari coinvolti, Patrizio Caserta, difeso dall’avvocato Cesare Gesmundo, si dovrà fare daccapo davanti ai giudici della Corte di Appello di Napoli.
La Cassazione ha invece ritenuto inammissibile il ricorso dell’altro militare, confermando la condanna a 4 anni di pena per Luigi Belvedere, difeso dall’avvocato Mario Corsiero.
Secondo l’accusa i militari, con altri commilitoni tra cui anche una donna, corrompevano gli assistenti sanitari per fare in modo che i loro clienti passassero i drug test impunemente. Le dosi e i campioni di urina venivano ordinati via WhatsApp e i messaggi che si sono scambiati costituiscono l’ossatura dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal GIP Corinne Forte su richiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere.
Un bersagliere finì in carcere, tre ai domiciliari e un quinto militare fu colpito dal divieto di dimora. Gli arresti risalenti a 7 anni fa, con episodi dal 2013 al 2015, furono eseguiti dai carabinieri della compagnia di Maddaloni. Alle indagini collaborarono attivamente i vertici della caserma dell’Esercito.