Mondragone. Il gruppo Grimaldi interviene sulla vicenda di Salvatore, 20enne di Mondragone, macchinista di una nave mercantile della compagnia, la Grande Texas, rimpatriato il 24 marzo scorso con le gambe rotte dopo che la nave aveva fatto sosta al porto libico di Misurata, e attualmente ricoverato al Cardarelli di Napoli.
Il ragazzo risiede a Mondragone con una zia e uno zio, che l’hanno cresciuto facendolo studiare alla scuola nautica dell’Isis Stefanelli, dove si è diplomato con la qualifica di macchinista per poi essere assunto dalla Grimaldi Lines.
La famiglia del giovane, assistita dall’avvocato Sergio Pisani, ha presentato denuncia a carabinieri e Procura di Santa Maria Capua Vetere perché facciano indagini per chiarire cosa è accaduto.
In una nota la compagnia “…esprime la più sentita vicinanza e solidarietà al giovane marittimo ed ai suoi familiari“, e spiega che “mentre la Grande Texas era in sosta nel porto di Misurata (Libia), tra l’11 e il 24 marzo scorso, il marittimo ha manifestato segni di malessere psicofisico per i quali è stato prontamente assistito dal resto dell’equipaggio e dal personale medico militare di stanza in Libia. Tale assistenza sanitaria è stata garantita durante tutta la permanenza della nave Grande Texas nel porto libico, mentre i familiari del marittimo sono stati costantemente aggiornati sulle sue condizioni di salute. Appena ricevute le necessarie autorizzazioni dalle locali autorità, il 24 marzo il gruppo Grimaldi ha predisposto il rimpatrio del marittimo con un aereo ambulanza per consentirne il ricongiungimento familiare ed il ricovero ospedaliero“.
È stata la zia del giovane a presentare una prima denuncia ai carabinieri il 18 marzo scorso, mentre il 20enne era ancora sulla nave in Libia; da alcuni giorni la zia non riusciva a sentirlo e aveva contatti solo con il comandante della nave e una dottoressa della base militare italiana di Misurata, i quali gli avevano riferito che il giovane era in stato confusionale, agitato e violento, e che per questo era stato chiuso nella cabina, sorvegliato da due persone, ma con tranquillanti e psicofarmaci.
Dopo il rimpatrio con eliambulanza, la donna ha potuto parlare con il nipote, ed ha riferito che il giovane sarebbe stato legato al letto della sua cabina in nave con dei cavi molto rigidi: la donna ha quindi integrato la prima denuncia con un esposto presentato direttamente in Procura.
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