Santa Maria Capua Vetere. Potrebbe arrivare a sentenza in cinque anni, con un consistente rischio prescrizione per alcuni dei reati contestati, il processo per i pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020.
L’ennesimo rinvio di ieri per l’astensione degli avvocati rilancia l’allarme sui tempi lunghi collegati alle dimensioni e alla complessità del procedimento.
Per ora si riprende il 10 maggio prossimo con la probabile prima proiezione dei video delle violenze: si introdurrà nel dibattimento, attraverso la testimonianza del sottufficiale dei carabinieri che ha analizzato le immagini, la prova principale raccolta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Sfileranno poi anche gli altri testi di polizia giudiziaria, ovvero gli altri carabinieri che hanno tenuto gli interrogatori e operato i riconoscimenti degli agenti penitenziari con l’aiuto dei detenuti pestati; questi ultimi si sono costituiti parte civile e verranno esaminati dai pm Alessandro Milita, Alessandra Pinto e Daniela Pannone. Un lavoro molto complesso che rischia di allungare a dismisura un maxi-processo con 105 imputati tra agenti penitenziari, funzionari del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), medici dell’Asl, e 130 parti civili.
Solo la lista presentata dalla Procura comprende 270 testimoni, ognuno dei quali dovrà essere esaminato dai pm e contro esaminato dagli oltre 200 avvocati difensori; dopo che saranno esauriti quelli dei PM, sarà la volta dei testi indicati dalle difese, in totale dunque ampiamente oltre 300 testimoni, cui si devono aggiungere gli imputati che chiederanno di essere esaminati.
Calcolando che sono quattro le udienze mensili – ogni mercoledì- che il collegio di Corte d’Assise guidato da Roberto Donatiello ha messo in calendario – escludendo i periodi di ferie estivi sono una quarantina all’anno le udienze – e considerando che almeno finora i tre teste esaminati, ovvero l’ex comandante della Compagnia dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere Emanuele Macrì, il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello e il magistrato di sorveglianza Marco Puglia, hanno impegnato sei udienze, con una media di due a testa (l’esame di Macrì è durato tre udienze), si può stimare, ritenendo che fisiologicamente vi possa essere rinuncia a qualche teste o che comunque qualche esame di minor importanza possa impegnare una sola udienza, che il processo potrebbe arrivare a sentenza non prima del 2028, ben oltre gli auspici, con il rischio che possano prescriversi quei reati come le lesioni o il falso materiale che riguardano una metà dei 105 imputati (si prescrivono in sette anni e mezzo, dunque a fine 2027), non quello di tortura, che ha tempi di prescrizione molto lunghi e che è contestato ad una cinquantina di agenti.
Il lavaggio piatti con la candeggina è una pratica consigliabile? Ecco come stanno le cose…
Sono anni che Meghan Markle sfida la Royal Family con le sue dichiarazioni e i…
Che l’Italia fosse tra i Paesi più inquinati d’Europa era già noto, ma i dati…
Momenti di tristezza nella scuola di Amici: una delle protagoniste più amate è stata costretta…
Il congedo 104 consiste in un'assenza lavorativa retribuita per assistere un familiare con handicap grave. …
Ha incantato tutti quanti a Miss Italia, ma ora è pronta a prendersi la tv…