Caserta. I richiami al gruppo mafioso di cui ha fatto parte, l’invito agli affiliati che avrebbero lasciato la prigione prima di lui di vendicarlo e l’aver inviato alla redazione del giornale la lettera, contenente minacce, mentre era recluso nella prigione Pagliarelli di Palermo: sono questi gli elementi che per Luciana Crisci, giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, attestano la mafiosità della minaccia di morte rivolta da Giovanni Cellurale a Maria Bertone, direttore dei quotidiani Cronache di Caserta e Cronache di Napoli.
Cellurale, esponente della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, a gennaio è stato condannato, in primo grado, ad un anno e sei mesi di reclusione. Nelle scorse ore il palazzo di giustizia sammaritano ha reso note le motivazioni della sentenza.
“Minacce gravi di morte“, sono le parole usate dal giudice per descrivere quelle che il ras ha destinato alla direttrice Bertone. Dall’analisi della lettera indirizzata a Bertone, ha proseguito Crisci, “emerge con chiarezza l’esplicito contenuto gravemente minatorio, atteso che nella missiva si legge che l’autore della medesima l’avrebbe fatto saltare in aria. Ebbene, queste minacce di morte non possono che ritenersi gravi, atteso che provenivano da un detenuto noto al destinatario in quanto affiliato dell’efferato clan camorristico dei Casalesi“.
“Spero di vero cuore che al più presto uscirò, così ti faccio saltare in aria perché sei un grandissimo balordo“, “Ti giuro che il giorno che uscirò ti vengo a sparare in bocca“, “Lo dico a tutti, se qualcuno esce prima di me, ti dovrebbe sparare 10 colpi tutti i bocca“, sono alcune delle frasi che Cellurale mise nero su bianco nella lettera indirizzata alla Bertone.