Il collaboratore Antonio Monaco: azienda Morronese base logistica per uccidere il RAS scissionista Sebastiano Caterino

Santa Maria Capua Vetere (di Giovanni Maria Mascia). “Lo sapevano, aprivano e chiudevano il portone tutte le volte che andavamo lì“. Per il collaboratore di giustizia Antonio Monaco, l’imprenditore Agostino Morronese e la sua famiglia erano consapevoli che la loro azienda agricola era la base logistica individuata dal clan dei Casalesi, e in particolare dal boss Francesco SchiavoneCicciarielo”, per uccidere il RAS scissionista Sebastiano Caterino.

Il pentito è stato sentito ieri mattina davanti ai giudici della Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere nel processo che vede sotto accusa Agostino Morronese, il padre Sandro, la madre Raffelina Nespoli e Corrado De Luca, difesi dagli avvocati Giuseppe Stellato, Claudio Sgambato e Mauro Iodice.

Il collaboratore ha sostenuto che i Morronese non potevano non sapere, in quanto spesso la loro proprietà era una sorta di base di appoggio per gli affari illeciti del clan dei Casalesi, compreso lo stazionamento di armi.

Il difensore di Agostino Morronese, l’avvocato Claudio Sgambato, ha più volte incalzato il pentito in merito alla consapevolezza dell’imputato in relazione al reale obiettivo del clan di uccidere Caterino, ma non è sempre apparso chiaro se Monaco lo sapesse per certo o se lo deducesse. Morronese è stato scarcerato dal Riesame per mancanza di esigenze cautelari.

Il pentito ha anche riferito che partecipò agli appostamenti precedenti all’agguato, avvenuto il 31 ottobre del 2003 a Santa Maria Capua Vetere, in via dei Romani. Sebastiano Caterino fu ammazzato insieme al suo luogotenente Umberto De Falco con cinquanta colpi. Fu un’esecuzione plateale, in quanto Caterino contendeva al capoclan Francesco Schiavone Cicciariello traffico di droga e il racket delle estorsioni nella zona di Santa Maria Capua Vetere. Il processo è stato aggiornato all’udienza del 5 giugno.

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