Pastorano (di Giovanni Maria Mascia). “Mi disse in maniera concitata cercate Pasca, l’hanno ferito ed è scappato, ma non si rendeva conto che il corpo a terra privo di vita era proprio quello di Pasca“, questa la testimonianza in aula di Simona Giannattasio, una delle responsabili della società che gestiva il canile di Pastorano, in località Canale in via Appia, dove il 18 aprile dello scorso anno si consumò l’omicidio di Pavlo Zaporozhets, cittadino ucraino, e che vede sotto accusa il connazionale Igor Varvarchyn di 51 anni.
La teste accorsa sul luogo del delitto ha riferito che l’imputato era da circa un anno addetto alla pulizia del giardino e di tanto in tanto provvedeva anche ai cani del rifugio, Igor le disse che delle persone avevano fatto irruzione nella struttura e lo avevano aggredito.
La Giannattasio ha aggiunto che l’imputato aveva la maglia sporca di sangue, ma solo sul dorso, non davanti. L’imputato sarebbe stato già aggredito in passato da persone non meglio identificate che avrebbero divelto la rete di recinzione per rubare un cane?
L’avvocato di parte civile Francesco Parente ha chiesto per quale ragione non avessero denunciato l’accaduto, ma la teste ha risposto che nulla era stato sottratto e non ritennero opportuno andare oltre.
Successivamente il Pubblico Ministero Valentina Bifulco ha escusso anche Antonio Carmine Vito, il proprietario del terreno dove insiste il canile, accorso in località Canale nell’immediatezza dei fatti “Igor era in stato confusionale, era spaventato e quando mi ha visto brandiva un coltello e aveva il braccio alzato, ma quando mi ha riconosciuto si è tranquillizzato. Il coltello mi sembrava pulito, non ho visto macchie di sangue, era come quelli che si usano per tagliare il pane. Come ho detto Igor era frastornato ed emanava un forte odore di alcol“.
Precedentemente sono stati ascoltati anche l’altra socia del Nuovo Village Dog, che pure si recò sul posto, la donna ha confermato che l’imputato era sotto choc e farfugliava cose prive di senso ed aveva il dorso della mano sporco di sangue.
Il corpo di Pavlo era riverso pancia sotto dentro uno dei due container, dove Igor viveva. Infine è stato ascoltato un tecnico del Nucleo operativo di Caserta che svolse accertamenti all’interno della Nissan monovolume di proprietà della vittima rinvenuta all’interno della struttura, dagli esami non furono riscontrate macchie di sangue nell’abitacolo.
Il presidente della Corte d’Assise, Roberto Donatielo, ha rinviato il processo all’udienza del 20 giugno per conferire ad un perito l’incarico di trascrivere le intercettazioni telefoniche, compito che non è stato possibile affidare al perito convocato ieri, per mancanza di requisiti e idoneità.
Pavlo Zaporozhets