Pizzo a market e caseifici, tutti interrogati gli indagati: si attende udienza del Riesame

Casal di Principe (di Lucio Seneca). Si attende la fissazione dell’udienza davanti ai giudici del Tribunale del Riesame per i dieci arrestati lo scorso 23 maggio, accusati di chiedere il pizzo per conto del “clan dei Casalesi“, ai titolari di attività commerciali, mini market e anche un noto caseificio dell’agro aversano.

Gli interrogatori si sono conclusi anche per gli arrestati ai domiciliari: la maggior parte degli indagati tra cui Mario De Luca, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre hanno negato le accuse Alessandro Pavone e Antonio Barbato dichiarandosi innocenti.

I difensori hanno presentato ricorso al Tribunale distrettuale del Riesame che fisserà le udienze nelle prossime ore.

Secondo l’accusa, il gruppo si presentava agli imprenditori chiedendo il pizzo “per gli amici di Casal di Principe” o per “i carcerati“, ma si accontentavano anche di essere pagati in mozzarelle di bufala e altri generi alimentari, quasi come facessero la spesa, e alla fine sia i soldi e che le derrate se li tenevano, e nulla veniva dato ai carcerati o versato in una qualche cassa comune del clan.

Tra gli arrestati un ruolo di primo piano è quello del 54enne Mario De Luca (finito in carcere), già arrestato in passato per collusione con il clan dei Casalesi, figlio di un elemento di spicco del clan Bidognetti; con Mario è finito in carcere il nipote 42enne Raffaele Antonio mentre per il fratello di Mario, il 46enne Antonio, sono stati disposti i domiciliari. È stato Mario De Luca a creare il gruppo approfittando anche dell’assenza sul territorio di un clan di riferimento, essendo i Casalesi e le varie fazioni ridotte ai minimi termini per arresti e pentimenti.

A colpire gli inquirenti è stata soprattutto la circostanza che De Luca e gli altri indagati arrestati abbiano commesso estorsioni continuate, cioè con cadenza quasi quotidiana e non alle scadenze di Pasqua, Natale e Ferragosto, a piccole attività commerciali non in grado di pagare il “canonico” pizzo, in particolare ad un minimarket e ad un caseificio, da cui De Luca e complici avrebbero prelevato costantemente generi alimentari e confezioni di mozzarella di bufala, creando un danno anche maggiore alle vittime.

In totale, è emerso dalle indagini, sono sei le estorsioni consumate tra Casal di Principe, Teverola, Frignano, San Cipriano d’Aversa, Marcianise e Castel Volturno, e nessuna delle vittime ha denunciato.

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