Santa Maria Capua Vetere (di Giovanni Maria Mascia). Stanno emergendo udienza dopo udienza le diverse posizioni degli agenti penitenziari coinvolti nel processo per i pestaggi al carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Non tutti furono coinvolti nella cieca violenza di quel sei aprile del 2020, ma tutti furono inclusi nello stesso calderone. Ieri mattina è proseguito il controesame del brigadiere Vincenzo Medici che nelle precedenti udienze ha mostrato i video dei pestaggi a mani nude o con i manganelli dei detenuti. Ad escutere il teste ieri è stato l’avvocato Mariano Omarto in difesa di Andrea Barbato e di Raffaele Piccolo di 50 anni.
Medici ha confermato che i due imputati hanno sì assistito alle violenze sui carcerati, ma senza commettere alcun tipo di abuso sugli stessi, mentre transitavano per i corridoi hanno visto le aggressioni, ma non vi hanno preso parte, circostanza che risulterebbe anche dai filmati.
Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere il GUP Enea non applicò la misura cautelare per gli agenti penitenziari che non si resero responsabili delle torture, ritenendo che la mera presenza sul posto non implicasse e non presupponesse l’adesione alla consumazione del reato.
Il brigadiere ha inoltre escluso che i detenuti furono privati dei bisogni primari, i video testimoniano che l’acqua non fu sottratta, ma solo temporaneamente tolta dalle celle durante le perquisizioni, che furono somministrate le terapie a chi ne aveva bisogno e fu fornito il vitto.
Il testimone è stato controesaminato anche dagli avvocati Carlo De Stavola e Angelo Raucci. L’istruttoria dibattimentale è in corso nell’aula bunker davanti ai giudici della corte d’assise.