Capua (di Giovanni Maria Mascia). Ha negato di spacciare droga Lucia Amendola, mentre Arcangelo Piucci ha ammesso di aver venduto solo una volta una dose per conto di Claudio Monaco detto ‘O Cavuott, solo perché quest’ultimo era impegnato, ricevendo un compenso di venti euro.
I due imputati sono stati interrogati questa mattina dal pubblico ministero della DDA e controesaminati dai difensori nel corso del processo per traffico di droga tra Capua e l’agro caleno, inchiesta che ha visto la maggior parte degli imputati scegliere di essere giudicati in altra sede con il rito abbreviato, compreso Claudio Monaco ritenuto ai vertici dell’organizzazione che avrebbe soppiantato sul territorio i Ligato.
Al PM che ha chiesto spiegazioni sulle intercettazioni, Lucia Amendola ha detto che Claudio Monaco vendeva il crack, mentre gli altri membri dell’organizzazione spacciavano l’hashish. L’imputata ha asserito di aver solo comprato la droga per uso personale, ma di non averla mai spacciata “Claudio diceva che non ero buona, che ero una drogata e che mi sarei portata dietro le guardie. Mi ha sempre umiliato e cacciato via, tanto che ero costretta a comprare la droga al parco Verde a Caivano e a Melito“, ma ha anche sostenuto di aver comprato la sostanza stupefacente da Claudio Monaco per conto di Antonio Di Rienzo perché quest’ultimo era agli arresti domiciliari. A Caivano sarebbe andata in compagnia di Vincenzo Scala.
Il PM ha poi contestato un’intercettazione in cui Claudio Monaco dice che avrebbe corrisposto del denaro alla Amendola attraverso l’Iban, ma l’imputata ha sostenuto di non aver mai avuto quei soldi e che comunque non si sarebbe trattato di un compenso per lo spaccio, ma di una sorta di risarcimento perché Monaco avrebbe investito il figlio in un parcheggio a Capua, rischiando di ucciderlo.
Piucci invece ha ammesso di conoscere Claudio Monaco da molti anni “ci drogavamo insieme“. Il PM ha contestato numerose intercettazioni ambientali avvenute nella Seicento di Claudio Monaco. Anche Piucci ha negato di aver spacciato “Lui vendeva cocaina e per questa ragione ho litigato con lui. Lavoravo come giardiniere a Santa Maria Capua Vetere, poi sono stato licenziato e Monaco mi aiutava dandomi i soldi per le sigarette. Monaco mi propose di prendere la patente e un’auto e mi propose 1500/2000 euro a settimana per spacciare, ma io la patente non l’ho mai presa”.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Paolo Di Furia, Giuseppe De Lucia e Arturo Serao. Il presidente della Prima Sezione Penale, collegio C, Francesco Ciocia, ha rinviato l’istruttoria al dieci luglio.
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