Oscar Vesevo condannato per peculato e truffa. Per il poliziotto cadono tutte le altre accuse

Casapesenna (di Giovanni Maria Mascia). Condannato a quattro anni e mezzo di reclusione per peculato e ad un anno e otto mesi per due truffe il poliziotto Oscar Vesevo, l’agente accusato di aver sottratto una pen drive dal covo in cui fu arrestato Michele Zagaria. L’agente che catturò il latitante storico dei Casalesi è stato invece assolto dal reato di corruzione e dal reato di accesso abusivo a materiale informatico ed è stata esclusa l’aggravante dell’aver agito in favore del clan dei Casalesi.

Come rilevato dal difensore, l’avvocato Giovani Cantelli, l’imputato è stato assolto da altri otto capi di imputazione per truffa, relativi alla vendita di case nel litorale laziale, per vizio di improcedibilità relativo alla assenza di querela. Il processo era stato riunito a quello per la vicenda della pen drive.

La sentenza è stata emessa dai giudici del tribunale Napoli Nord dopo una lunga istruttoria dibattimentale. Il pubblico ministero Maurizio Giordano della Direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva chiesto la condanna di Vesevo a sette anni di carcere.

È rimasta in piedi solo l’accusa di peculato per aver sottratto una pen drive che in realtà non conteneva i documenti segreti di Michele Zagaria, stando a quanto dichiarato dalla accusatrice del poliziotto, Anna Maria Massa, la donna che ha ospitato il super latitante insieme al marito, lo strumento informatico apparteneva alla figlia e conteneva una play list musicale.

Venuta meno anche l’accusa di corruzione che riguardava la presunta cessione della pen drive all’imprenditore Orlando Fontana per cinquantamila euro, in quanto in una precedente sentenza per lo stesso reato Fontana era stato assolto. Di conseguenza è caduta anche l’aggravante mafiosa.

Il processo era nato dalle accuse di Maria Rosaria Massa, che insieme al marito Vincenzo Inquieto, aveva nascosto nella sua abitazione di via Mascagni a Casapesenna il capo clan Michele Zagaria.

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