Napoli. “A Natale e a Pasqua, somme tra 20mila e 25mila euro in un cesto che venivano consegnati direttamente nelle mani di Cesarano Vincenzo“: così il narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale ha spiegato, nel corso di un interrogatorio reso nell’ambito del suo percorso di collaboratore di giustizia, come intese ringraziare il boss Vincenzo Cesarano per avere preso le distanze da una estorsione da 50mila euro ai danni del suo cugino omonimo imprenditore.
Oggi, nell’ambito delle indagini dei carabinieri e della DDA, sono state notificate 18 misure cautelari nei confronti di altrettanti presunti affiliati al clan Cesarano, e Imperiale venne ascoltato dagli inquirenti lo scorso gennaio in relazione alle sue conoscenze con la zona di Castellammare di Stabia dov’è nato.
Dopo diversi tentativi di approccio andati a vuoto, chiesti da Imperiale ad alcuni esponenti del clan Amato Pagano per dirimere la vicenda della tentata estorsione al cugino, il suo socio in affari, Bruno Carbone, riesce, attraverso una conoscenza di Villa Literno (Caserta), a interloquire con il boss Vincenzo Cesarano il quale gli fece sapere, attraverso questo intermediario, che non aveva intenzione estorcere denaro al cugino di Imperiale: “Nonostante avessi capito la falsità nell’atteggiamento di Cesarano Vincenzo – riferisce il narcos agli inquirenti – mi aveva comunque gratificato, e decisi di mandare un regalo a Cesarano. Era mia intenzione donare una somma pari a 50mila euro… ma Carbone mi disse di non esagerare, limitandomi a dare 20mila euro e così ho fatto…a Natale e a Pasqua, somme tra 20mila e 25mila euro in un cesto che venivano consegnati direttamente nelle mani di Cesarano Vincenzo da questo soggetto di Villa Literno che sapeva interloquire con il ‘Mussone’ (così veniva soprannominato il boss) avendo la sua stessa età“.