Santa Maria Capua Vetere. Anche in questo agosto 2023 la Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere (nella persona del Presidente Avv. Francesco Saverio Petrillo, del Vicepresidente Avv. Luca Viggiano, del Segretario Avv. Alberto Martucci e del Consigliere Avv. Giuseppe Siconolfi) ha fatto visita alla Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere accompagnata dai colleghi delle Camere Penali di Napoli Nord (rappresentata dal Presidente Avv. Antonio Barbato e dalla Consigliera Avv. Immacolata Carratore) e di Nola (rappresentata dal Presidente Avv. Vincenzo Laudanno e dall’Avv. Sabato Saviano), per denunciare, ancora una volta, la drammatica situazione delle carceri italiane, emergenza che la politica non sembra volere affrontare in modo serio.
Occorrono investimenti per colmare gli ormai ingestibili vuoti di organico della polizia Penitenziaria (la pianta organica del carcere sammaritano è carente del 30% rispetto agli addetti effettivi) e la carenza di tutte le figure professionali (psichiatri, psicologi, personale sanitario, educatori, ecc.) necessarie a garantire che la pena serva veramente a rieducare il condannato.
Nonostante le difficoltà persistenti dalla visita degli avvocati penalisti sono emersi diversi segnali positivi: la presenza dei un numero di detenuti (854) al di sotto della capienza dell’Istituto (che seppure con alcuni reparti attualmente in fase di ristrutturazione può ospitare un numero massimo di 1.200 persone); un reparto femminile di alta sicurezza con 57 detenute ben tenuto e funzionale; una efficiente sartoria nel reparto femminile che da anni continua a funzionare con efficienza; una altrettanto efficiente sartoria nel reparto maschile che produce camice in collaborazione con il marchio “Isaia” in cui lavorano detenuti “modello” estremamente specializzati e già pronti ad inserirsi nel mondo del lavoro (Alberto Cecere, Antonio Aprea, Luigi R. Sannino, Francesco Pagliaro, Singh. Cipa Sadeep, Nicola Pagano, Emeka Victor Nwadiobgu, Antonio Pipiciello, Leopoldo De Chiara, Antonio Annunziata, Antonio Braccio, Awuri Kevin, Adil Garraoui, Pasquale Passaro, Vincenzo Carnevale, Davide Grassi, Giuseppe Mattioli, Luigi Scognamiglio, Giuseppe Stasi, Lorenzo Di Palma, Enrico Laierno, Giuseppe Krndic, Mario Allegretti, Antonio Cappiello, Francesco Bencivenga, Petrik Matei, Antonio Pellino); il supporto per tali laboratori di importanti aziende (oltre ad Isaia, “Gucci” ha fornito pellame per le produzioni ed a breve interverrà “Marinella” per la produzione di cravatte); l’imminente attivazione di un birrificio gestito da detenuti.
Ciò che ostacola il reinserimento sociale e che viene lamentato principalmente dai detenuti è il cattivo funzionamento dell’Ufficio di Sorveglianza che si palesa lento e contorto in relazione alle diverse richieste che potrebbero facilmente essere decise e con criteri più logici e costruttivi (come, ad esempio, le richieste di liberazione anticipata che consentirebbero l’anticipazione del fine pena con la possibilità di poter lavorare all’esterno del carcere; come, ad esempio, le richieste di permessi che consentirebbero un riavvicinamento alla società civile).
Altra emergenza è quella sanitaria: pochi medici disposti ad operare nelle carceri e visite mediche-specialistiche ritardate di anni per patologie anche gravi ed urgenti.
Tali carenze comportano il venir meno di prospettive e di gratificazioni che, al contrario, potrebbero effettivamente recuperare i detenuti e considerarli realmente rieducati.
L’impressionante numero di suicidi avvenuti all’interno delle carceri italiane, non solo tra detenuti ma anche tra gli appartenenti all’amministrazione penitenziaria è sintomo inascoltato dell’impellente necessità di una riforma sistemica dell’esecuzione penale che venga basata non più in astratto ma in concreto sul principio rieducativo espresso dall’art. 27 della nostra Costituzione.
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