Santa Maria Capua Vetere (Lucio Seneca) – Per la seconda volta in 6 anni, è stato nuovamente scarcerato l’albanese accusato di essere il basista della tragica rapina costata la vita all’imprenditore Pasquale Guarino.
Il tribunale del Riesame infatti ha annullato per insufficienza di indizi la misura cautelare scattata lo scorso agosto con l’accusa di omicidio volontario aggravato, rapina e tentata rapina aggravata, nei confronti di Roland Turshilla, reati commessi in concorso con almeno altre due persone, una delle quali, Argit Turshilla (il cugino), attualmente in attesa di una seconda causa di appello e già condannato a 22 anni.
Roland già individuato dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere ma all’epoca dei fatti, nel 2015, non emersero nei suoi confronti indizi sufficienti per tenerlo in carcere. Indizi caduti anche questa volta almeno per la fase cautelare.
Guarino, secondo quanto emerso dalle indagini che prima di agosto hanno consentito di acquisire nuovi elementi, il 23 settembre 2015 venne sorpreso nella sua azienda di San Tammaro da almeno tre malviventi determinati a sottrargli l’incasso di quel giorno, circa 3mila euro, ricavato dalle vendite dei suoi prodotti al mercato ortofrutticolo di Maddaloni. La sua reazione fu fatale: uno dei banditi sparò due colpi di pistola che raggiunsero l’imprenditore all’avambraccio destro e – purtroppo – alla giugulare, determinandone il decesso.
Il 40enne, che all’epoca era dipendente dell’imprenditore ucciso, venne ritenuto colui che fornì tutte le informazioni necessarie ai complici. Turshilla, anche lui albanese, ha sostenuto il processo di primo e secondo grado incassando 23 anni al primo e 22 anni e 6 mesi al secondo ma la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte di Assise di Appello di Napoli e adesso è nuovamente imputato.
I carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, che stanno indagando sono ora sulle tracce di un terzo componente la banda.