Santa Maria Capua Vetere. “La dottoressa Costanzo aveva la faccia bianca, era spaventata al massimo, e non ha assistito alle percosse“. Con queste parole l’ex detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Salvatore Quaranta, sentito come testimone al processo sulle violenze nel carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere ha in pratica scagionato la commissaria della polizia penitenziaria Annarita Costanzo, accusata di aver assistito al pestaggio di Quaranta da parte di una ventina di agenti, senza muovere un dito.
Il maxi processo per le violenze nei confronti di detenuti del carcere sammaritano avvenute il 6 aprile 2020, vede imputati in 105, tra poliziotti della penitenziaria, funzionari del DAP, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e medici dell’ASL Caserta, ed è in corso nell’aula bunker costruita all’interno dello stesso carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere. Dopo la sospensione feriale, il processo è ripreso lunedì 11 settembre.
Annarita Costanzo, difesa dagli avvocati Luca Tornatora e Vittorio Giaquinto, era finita anche ai domiciliari sulla base delle accuse di Quaranta, ma nella udienza di oggi l’ex detenuto, attualmente libero e in regime di sorveglianza speciale, mentre rispondeva alla domande del PM Alessandro Milita, ha quasi spontaneamente ricordato il terrore negli occhi della funzionaria e soprattutto che la Costanzo non era presente mentre veniva pestato sulle scale.
All’ex detenuto, costituitosi parte civile nel processo, viene fatta notare un’altra contraddizione anche dal difensore Gianfranco Carluccio, che assiste l’imputato Giuseppe Di Monaco, poliziotto addetto alla cucina che secondo Quaranta sarebbe stato il primo ad entrare nella sua cella e a picchiarlo. Nei video mostrati in aula, Quaranta infatti non riconosce Di Monaco, né lo riconosce in aula – l’imputato era regolarmente presente – a precisa domanda del legale – “Ma io i nomi non li ricordo” – si giustifica Quaranta, polemizzando con il difensore.
L’ex recluso rettifica anche l’affermazione circa la presenza di un ispettore, Giuseppe Crocco, che Quaranta considera tra i più violenti. “A me Crocco non mi ha fatto nulla, ma alcuni compagni di carcere mi dissero che aveva pestato alcuni di loro” – dice rispondendo ad una domanda dell’avvocato Dezio Ferraro, difensore di Crocco.