Assolta la nuora di Mimì Belforte perchè “il fatto non sussiste”, restituita la villa con piscina

Marcianise. La V^ Sezione Penale della Corte d’Appello di Napoli ha assolto perchè “il fatto non sussiste“, Giovanna Allegretta, moglie di Camillo Belforte, figlio di Domenico Belforte, capo del gruppo criminale marcianisano del “clan Belforte“, detti anche Mazzacane, dall’accusa di essere una prestanome del “clan” relativamente alla proprietà di una villa con piscina da circa 300mila euro in Marcianise.

Inoltre i giudici d’Appello hanno anche escluso l’aggravante mafiosa contestata in relazione alla proprietà di un altro immobile, anche questo a Marcianise, riconducibile secondo la DDA di Napoli a Salvatore Belforte, fratello di Camillo. Il Procuratore Generale aveva chiesto la conferma delle condanne e della confisca. Annullate quindi le condanne a tre e due anni di reclusione inflitte, rispettivamente, a Salvatore Belforte e Giovanna Allegretta.

La decisione emessa dai giudici partenopei è stata pesantemente condizionata dalla sentenza di annullamento della precedente sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli il 15 novembre 2021, annullamento disposto in data 24 gennaio 2023 dalla Seconda Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, la quale condivise in pieno le questioni giuridiche offerte con l’arringa svolta dall’avv. Dario Vannetiello del Foro di Napoli.

Trattasi di due intestazioni fittizie, la prima avvenuta nel 2004, la seconda avvenuta nel 2008, reati ritenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia finalizzati ad agevolare il clan Belforte.

A seguito di capillare attività di intercettazione, la Procura Distrettuale avviò indagini patrimoniali che portarono alla luce l’investimento di grosse somme di danaro, dell’ordine di centinaia di migliaia di euro in beni di lusso e per la realizzazione di immobili, tra cui una villa con piscina, ritenuti intestati fittiziamente da Camillo Belforte ai suoi familiari per il timore di subire sequestri in materia di misure di prevenzione. Ipotesi smentita dalla Corte d’Appello con la sentenza emessa oggi a seguito del laborioso lavoro difensivo svolto nel corso degli anni, collegio difensivo di cui hanno fatto parte anche gli avvocati Massimo Trigari e Nicola Musone.

La decisione riveste particolare importanza in quanto la Corte d’Apello ha deciso di revocare anche la confisca dei beni immobili, di cui uno di particolare valore, stimato di 300 mila euro.

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