Ville sfuggite alla confisca grazie al TFR gonfiato del suocero di Setola

Casal di Principe. Uno zero in più inserito “per errore o per dolo” durante il passaggio dalle lire all’euro che ha fatto lievitare – ma solo sulla carta – la liquidazione del suocero di Giuseppe Setola, killer e boss del clan dei Casalesi: una somma – 90 milioni di lire invece di 9 – usata per giustificare l’acquisto di terreni (in realtà pilotato dal boss) su cui vennero poi edificate le due lussuose ville di Casal di Principe finora sfuggite alla confisca. Almeno finché i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta sono riusciti a fare luce sulla vicenda.

L’esistenza a Casal di Principe di due ville riconducibili al boss dei Casalesi Giuseppe Setola (detenuto nel carcere di Opera – Milano al 41bis) e mai sequestrate è rimasta sconosciuta fino almeno al 2021, quando l’attenzione si è concentrata su un documento dell’Inps da cui emergeva che il suocero di Setola, nel periodo di passaggio tra lire ed euro, aveva avuto una liquidazione di 90 milioni di lire, somma con cui acquistare i terreni dove edificare le ville. Ma si trattava di un importo troppo alto per un bracciante agricolo, e si è quindi scoperto che il vero Tfr era di soli 9 milioni di lire, pochi per giustificare l’acquisto dei terreni.

Uno zero in più inserito per mero errore o per volontà di mascherare la verità? Saranno le indagini dei giudici antimafia a stabilirlo. Sta di fatto che dalla scoperta dello zero sono stati ricostruiti i passaggi realizzati da Setola e dai suoi familiari per nascondere l’illiceità dell’acquisto.

La cosa difficile – ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, titolare dell’indagine patrimoniale, Antonio D’Amato, da qualche mese rientrato in Procura dopo un’esperienza al Csm – era provare la sproporzione tra i redditi dichiarati e le due ville, del valore di 450mila euro. Abbiamo dovuto superare complicati ostacoli di natura tecnica“.

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