Casagiove (di Lucio Seneca). Prima udienza, nei giorni scorsi, al processo davanti ai giudici della Corte dei Conti dopo l’accusa di “danno erariale” contestato al centro medico L’Abetaia di Casagiove che coinvolge anche alcuni dirigenti ASL di Caserta.
La Guardia di Finanza ha scoperto peraltro tredici casi di presunte irregolarità presso l’Istituto per lo studio e la cura del Diabete di Casagiove, riguardanti esami non appropriati. Ovvero esami ai testicoli prenotati per pazienti donne: un mero errore che però si è ripetuto più volte.
Il centro e la sua direttrice, insieme a sei ex dirigenti e funzionari dell’Asl di Caserta, sono stati portati a processo davanti alla Corte dei Conti, accusati di aver causato un danno erariale di 1,8 milioni di euro in quattro anni.
Secondo l’atto di citazione firmato dai sostituti procuratori Michele Ferrante e Mauro Senatore, sono stati rilevati sforamenti significativi rispetto alla capacità operativa massima del centro, con un numero di prestazioni eseguite che superava di tre a dieci volte la capacità consentita. Durante l’udienza, il procuratore Senatore ha evidenziato la qualità del servizio fornito, sottolineando che se un cardiologo dovrebbe eseguire 4 prestazioni in un’ora e ne fa 40, si sollevano dubbi sulla qualità del servizio stesso.
Dopo numerose segnalazioni, sospetti e interventi della Guardia di Finanza, nel 2021 è stato revocato il rapporto tra la Regione e l’istituto, accusato di tentativo di indebito arricchimento a spese dell’Asl. Durante le indagini sono emersi anche esami e visite effettuati in un giorno festivo e senza la presenza di medici specialisti. I picchi di eccedenza riguardavano principalmente specializzazioni come neurologia, oculistica e chirurgia vascolare, anziché la diabetologia, la branca principale dell’istituto.
I magistrati ritengono che ciò dimostri un comportamento opportunistico, dubbia fedeltà e mancanza di correttezza nei rapporti con i pazienti e con l’azienda sanitaria pubblica. Dai controlli effettuati nel 2020 su un campione di 4 pazienti in cura presso l’istituto, è emerso che in un caso non era presente la cartella clinica nell’archivio informatico, mentre negli altri casi non sono stati trovati referti corrispondenti alle prestazioni richieste per le quali era stato richiesto il pagamento.
Oltre all’istituto privato e alla sua direttrice Marina Battaglia, rischiano di dover risarcire l’azienda sanitaria pubblica anche gli ex manager dell’Asl di Caserta: Mario De Biasio, Amedeo Blasotti, Arcangelo Correra, e i funzionari Ida Delli Carri, Fulvio Marchese e Michele Giuseppe Tari. Durante l’udienza, si è evidenziato uno scontro tra accuse e difese, fornendo uno sguardo sulle dinamiche tra il settore sanitario pubblico e privato nella regione.
Secondo la difesa dell’istituto la qualità delle prestazioni non può essere messa in discussione, sottolineando che gli esami sono stati sempre eseguiti correttamente. Il procuratore Senatore ha replicato affermando che la capacità operativa massima di un centro privato è un indicatore di qualità e che, se si contesta tale capacità, si mette in discussione l’intero sistema sanitario nazionale.