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Cronaca

Carcere Uccella, Ciambriello (Garante detenuti): rivolta inventata da guardie giurate

Santa Maria Capua Vetere. “Attenzione a misurare le parole: una cosa sono gli scontri, un’altra le rivolte, altra cosa ancora sono le semplici e legittime proteste. Non bisogna criminalizzare la disobbedienza pacifica dei detenuti“. A dirlo è Samuele Ciambriello, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Campania, che commenta l’episodio avvenuto nella giornata di ieri nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Dai primi comunicati che erano stati diffusi – spiega Ciambriello – si parlava di una rivolta di 230 detenuti, di agenti sequestrati, di devastazione. Tra l’altro nel padiglione Volturno, lì dove ci sono una cinquantina di detenuti che sono particolarmente seguiti, partecipano a corsi, fanno teatro, lavorano. Infatti tutto ciò non è affatto avvenuto“.

Bisogna pesare bene le parole – aggiunge il Garante per i detenuti – poiché dal racconto di quanto accade si rischia di passare al procurato allarme. Così come quando viene incendiata o messa a soqquadro una cella si parla già di rivolta, se c’è un’aggressione spuntano tanti feriti. Non vorrei fosse una sorta di enfatizzazione non necessaria. Quindi, bisogna stigmatizzare questi comportamenti eccessivi, come accaduto ieri per Santa Maria Capua Vetere, dove la protesta è rientrata quasi subito grazie all’intervento del magistrato di sorveglianza che ha avuto un colloquio tranquillo con i detenuti che protestavano“.

Ma Ciambriello ne approfitta per lanciare anche un allarme: “Bisogna fare molta attenzione. Con la modifica dell’articolo 415 bis del Codice Penale e l’inserimento del reato di rivolta in istituto penitenziario, che punisce chi organizza e partecipa a una rivolta in un istituto penitenziario, il Governo ha inserito nel testo le tre parole “resistenza anche passiva”, di fatto introducendo anche il reato di protesta pacifica per i carcerati. Va ricordato che le rivolte e gli scontri, le lesioni, le minacce ai pubblici ufficiali, sono già reati previsti. Con l’aggiunta di quelle tre parole si toglie il diritto dei detenuti a protestare pacificamente se manca l’acqua calda, se il carcere è sovraffollato, si criminalizza la disobbedienza pacifica, e – conclude il Garante per i detenuti della Campania – si intravedono spie di strani orizzonti culturali e di svolte repressive nei 189 istituti penitenziari italiani“.

Redazione

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