Caserta. Notte di freddo e rabbia a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) al presidio degli agricoltori, attivato sabato scorso. Qualche agricoltore ha dormito nei trattori, qualcun altro in auto.
Da Alife a Parete, quasi tutto il mondo agricolo casertano è rappresentato. Giuseppe ha un allevamento di bovini ad Alife, nell’Alto-Casertano, e lamenta il prezzo cui è costretto, dalle multinazionali della grande distribuzione, a vendere il latte; mentre Francesco ha un’azienda a Parete che produce frutta, in particolare fragole, prodotto per cui le aziende dell’area di Parete sono piuttosto note. “Un chilo di fragole – racconta – ci costa In media tra un euro e trenta ed un euro e cinquanta, ma riusciamo a venderlo al massimo a un euro e ottanta, e con i costi non rientriamo; basta pensare che il gasolio è aumentato in due anni di oltre 20 centesimi, passando dagli 80-90 centesimi al litro all’euro e venti in media di oggi. La plastica per le serre è poi quasi raddoppiata. Come facciamo a sopravvivere?”.
E se ieri gli agricoltori, posizionandosi di fronte ad un grande supermercato di un noto marchio, hanno gettato a terra frutta e verdura proprio per alzare l’attenzione sui bassi introiti che la grande distribuzione garantisce loro nell’acquisto dei prodotti agricoli della terra, nei prossimi giorni ci saranno altre forme di protesta che metteranno nel mirino l’indebitamento delle aziende, che causa profitti scarsi, non riescono a pagare rate dei mutui accesi presso gli istituti bancari o le imposte richieste dal fisco; e spesso sono costrette a chiudere. Altro fronte su cui ci saranno proteste è quello delle politiche verdi dell’Europa.
“Non siamo contro l’eolico o il fotovoltaico, ma questa trasformazione non si può fare solo sulle spalle degli agricoltori”, dice il leader della protesta nel Casertano, Gianni Fabbris, presidente nazionale dell’associazione Altragricoltura. Oggi Fabbris è a Roma per incontri con i rappresentanti di altre realtà del mondo agricolo, con l’obiettivo di stabilire le modalità della manifestazione che dovrebbe tenersi nella Capitale il prossimo 15 febbraio. “È necessario raggiungere il massimo livello di unità per rafforzare le nostre legittime richieste”, conclude Fabbris.
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